giovedì 26 aprile 2018

CULTURA DRUIDICA IN SCOZIA





SCOZIA, TRA STORIA E LEGGENDA





La Scozia, "Alba" secondo l'antico nome gaelico, conserva nel cuore delle sue antiche tradizioni la memoria di un'esperienza ancestrale ben protetta dal folklore locale.
Un'antica credenza scozzese dice che quando il mare sommergerà la grande isola, si salveranno solo gli abitanti delle "terre alte", giacché qui il mare non li raggiungerà. La grande isola è l'Inghilterra e per "terre alte" ci si riferisce ovviamente alle Highlands.
Questa leggenda può essere letta in più di una chiave interpretativa, se si è venuti a contatto con lo spirito indipendente e ribelle degli abitanti della Scozia, che hanno sempre mal tollerato l'ingerenza della corona nei loro affari politici. 
È facile capire come tale spirito si sia potuto formare se solo si è un minimo a conoscenza, non solo del passato recente della Scozia, ma anche della antica storia che ha avuto come scenario questa terra incantata.
Quando si parla di posti incantevoli e scenari quasi onirici come le lande scozzesi è facile scadere nella retorica e nell'estetismo fine a se stesso. In effetti, chi ha avuto occasione di passeggiare in un bosco scozzese, o di essersi lasciato avvolgere dall'atmosfera del selvaggio mare del nord, o ancora di essersi soffermato ad osservare l'incredibile e infinita volta stellata visibile da quelle parti, può lasciarsi andare facilmente a descrizioni poetiche in cui difficilmente chi non vi è stato può identificarsi.
Ma il fascino del luogo non deriva solo dal bel panorama, nè dal folklore locale: c'è ben altro da scoprire; e quest'"altro" lo si può intuire tangibilmente in posti misteriosi come Callanish, dove enormi pietre erette in una landa deserta in tempi immemorabili stanno a testimoniare una storia non spiegata; o in luoghi come Clava Cairn, dove enormi medicine-wheel di pietra indicano la presenza di un culto antichissimo e scomodo da interpretare.
I ritrovamenti megalitici, in Scozia, sono numerosissimi e per fortuna, molti di essi ancora incontaminati. Non è certo facile orientarsi nella comprensione di un fenomeno che non trova spiegazioni scientifiche e che non trova posto nella storia ufficiale, ma è per lo meno consolante che qui molti reperti siano ancora raggiungibili e assaporabili senza troppe interferenze culturali.
I cerchi di pietre, i tumulus, i "broch" (torrette identiche ai kivas degli indiani Hopi), i dolmen e i menhir sparsi in tutto il territorio scozzese, isole comprese, testimoniano la grande importanza che questa terra ha avuto per la misteriosa cultura che ha eretto i megaliti. Il popolo sconosciuto che ha lasciato queste evidentissime tracce su tutto il pianeta non trova spiegazioni nella comunità scientifica: non se ne sa assolutamente nulla, e neppure vengono azzardate ipotesi. Ma resta comunque evidente che questo popolo misterioso sapeva attraversare i continenti e soprattutto sapeva riconoscere i punti magici di Gaia, il nostro pianeta.
Se vogliamo considerare l'affascinante ipotesi esoterica secondo cui il nostro pianeta è percorso da punti energetici che emanano una grande energia, la Scozia non ne è certo estraena. Secondo questa ipotesi, i templi megalitici sono stati eretti con grande attenzione proprio su tali siti, per poter entrare in contatto con l'immensa energia terapeutica di Gaia. Uno di questi luoghi magici potrebbe essere proprio la Scozia, soprattutto le Highlands.
Ma che cosa si sa della tradizione delle Highlands? Poco o nulla: il cristianesimo ha assorbito completamente la mitologia celtica precedente ed ha svolto un accurato lavoro di smatellamento del druidismo, che era il riferimento spirituale di quella cultura.
Gli antichi templi pagani sono stati distrutti e al loro posto sono state erette basiliche cristiane; i sacerdoti della religione precedente sono stati sterminati o assorbiti nel panorama dei santi cristiani, come nel caso degli irlandesi St. Patrick e St. Columba (di cui troviamo presenza non solo in Irlanda ma anche in Scozia e Bretagna) o il bretone S.Cornely.
I testi che parlano della preistoria scozzese risentono tutti quanti dell'influenza del cristianesimo e così pure l'interpretazione della mitologia celtica; avventurarsi in tale ricerca significa quindi non avere mai la certezza della veridicità della fonte da cui si attinge. L'impero britannico ha poi completato l'opera distruggendo quello che era rimasto delle antiche radici culturali, distruzione che ha avuto il suo apice nella battaglia di Culloden, dove i Clan che tentavano di far sopravvivere le antiche usanze celtiche sono stati completamente sterminati.
Per capire la tradizione scozzese bisogna considerare le numerose sovrapposizioni di culture e tradizioni. Le fonti storiche sono nebulose, ma sembra ormai assodato che i druidi siano stati i prosecutori dell'antica cultura megalitica, o quanto meno, che abbiano fatto di quelle antiche vestigia i loro templi. La civiltà celtica, sorta intorno al druidismo, continuatore dell'antico sciamanesimo nordico, sviluppò una ricca mitologia che non era in contrasto con gli antichi dèi del passato, ma al contrario la riproponeva con un esoterismo a volte molto esplicito.
Ne è un esempio il mito del Graal, ricorrente nelle tradizioni di tutte le nazioni celtiche, in cui si nota chiaramente l'influenza dell'antica tradizione. Il mito infatti parla di una coppa contenente la conoscenza, visto come dono ricevuto dall'umanità e come conquista individuale. Nel mito si fa chiaramente riferimento ad un dono ricevute dall'umanità in epoche ancestrali e di un vero e proprio cammino iniziatico per poter conquistare la conoscenza contenuta nel Graal.
Mito che è stato poi completamente snaturato dall'interpretazione cristiana: la coppa è diventata il calice contenente il sangue di Cristo, e il mito è praticamente diventato incomprensibile.
I Celti quindi sono stati per molto tempo gli incontrastati abitatori delle Highlands dove hanno edificato una ricca e fiorente cultura. Cultura che, durante e dopo l'opera di disgregazione a cura del cristianesimo, è proseguita con il sistema dei Clan, che rappresentano l'anima sociale degli scozzesi.
Il Clan è un sistema sociale basato su un nucleo, vincolato da legami di parentela o semplicemente di amicizia, che si imparenta e si allea con altri nuclei. Contrariamente a quanto si pensa, non è un sistema a caste: infatti i membri del Clan possono appartenere a differenti famiglie ed essere legati da una comunità di intenti e di vedute. Si può essere ammessi ad un Clan senza essere parenti del capo-clan, e farne parte a tutti gli effetti.
Quando il cristianesimo ha rappresentato una minaccia per la sopravvivenza dell'antica cultura celtica, e dei suoi riferimenti spirituali, il Clan ha assorbito al suo interno ciò che prima era manifesto; e così, all'interno del sistema chiuso dei Clan, venivano tramandati in gran segreto gli antichi culti, venivano occultati i druidi sopravvissuti, tutto questo sotto l'apparente conversione al cristianesimo, conversione che conveniva sotto molti aspetti, compreso quello di contrapporsi al protestantesimo degli inglesi i quali erano decisi a terminare l'opera di distruzione iniziata dalla Chiesa cattolica.
In ogni caso, questa grande civiltà celtico-pictico druidica, basata sull'amore per la natura e sull'individualità, è stata distrutta da una "verità" più forte. A nulla sono valsi i tentativi di convivenza con la nuova religione emergente, o le trattative politiche con i britanni.
La terminazione finale è avvenuta a Culloden nel 1746, dove per le ambizioni del principe Charles Edouard Stuart, detto Bonnie Charlie, i Clan furono quasi interamente massacrati. Anche se la storia lo ricorda come il principe buono (da qui il soprannome), e pur difendendo i diritti dell'identità dei Clan, il risultato dell'azione di Charles fu la distruzione finale di una cultura già minata alla base dalla Chiesa. Se egli si fosse accontentato del trattato dell'Unione, che garantiva l'indipendenza alla Scozia, e se non avesse voluto proclamarsi re della Scozia, dell'Inghilterra e dell'Irlanda, probabilmente gli scozzesi si sarebbero evitati 200 anni di repressioni.
Oggi Culloden è una meta obbligata per chiunque visiti la Scozia. Sul posto esiste un museo dove la battaglia è rievocata nei minimi particolari, e un percorso consente la visita alle tombe dei Clan. Anche questo è un fatto strano: in fondo è un ricordo spiacevole per gli scozzesi; eppure c'è una sorta di durezza in quel rimembrare e celebrare... come un monito, un impedire di dimenticare.
E in effetti l'accanimento degli inglesi che finalmente riuscivano ad avere la meglio su quel popolo irriducibile, fu feroce. Non furono fatti prigionieri, i corpi vennero orrendamente mutilati e non ci furono sepolture. I soldati periti furono circa 3000, pressoché tutti.
Il duca di Cumberland, a capo dell'esercito inglese, subito dopo la battaglia diede disposizioni al primo ministro sull'atteggiamento da tenere con i vinti. Nel suo mandato si legge: "Lo spirito ribelle degli scozzesi è talmente radicato nella Nazione che questa generazione dovrà essere completamente sfiancata al fine che il Paese ritrovi la calma." Il metodo per "sfiancare" la popolazione consisteva nel mettere a ferro e fuoco le vallate scozzesi, nel triplice intento di punire i ribelli, distruggere la civiltà gaelica e scoprire il nascondiglio del principe Charles-Edward, resosi introvabile dopo la battaglia di Culloden.
E così furono sistematicamente "visitate" tutte le fattorie delle Highlands: gli uomini impiccati e fucilati, le bestie massacrate, le donne picchiate e violentate, le abitazioni bruciate. Questo trattamento andò avanti per circa un secolo. La cornamusa fu messa al bando come strumento di guerra, pena la morte, e così pure la lingua gaelica. Furono proibiti i tartan e tutte le usanze tipiche della vita dei clan.
Eppure non tutto andò perduto... altrimenti non si spiegherebbe come, dopo circa 200 anni da Culloden, la Scozia abbia potuto riconquistarsi una sua indipendenza, anche se relativa, e ripristinare progressivamente le antiche usanze.



LA SCOZIA OGGI: CHE È RIMASTO DELL'ANTICA TRADIZIONE? 

 




La Costituzione scozzese è un esempio di libertà e tutela dei diritti umani. Ribadisce in più punti la tutela della libertà ideologica e religiosa, e l'incoraggiamento della lingua gaelica. Inoltre, l'articolo 19, che assicura piena libertà di associazionismo, sembra offrire uno spazio al sistema dei Clan, che oggi sono, fiscalmente, appunto libere associazioni.
La Scozia, oggi, è un misto di usanze antiche e modernismo; tradizionalismo e progresso convivono in modo del tutto armonico. Ma cosa è rimasto dell'antica tradizione celtica, al di là del folklore locale?
Sicuramente qualche scuola segreta è riuscita a passare tra le maglie delle persecuzioni politiche e religiose; antiche scuole iniziatiche, siano esse druidiche o pictiche, hanno preservato un insegnamento che ancora oggi si manifesta in maniera discreta.
A prima vista, agli occhi di un qualunque turista, non apparirà neppure un barlume di messaggio esoterico; eppure ogni tanto i druidi locali fanno la loro uscita allo scoperto organizzando celebrazioni per l'iniziazione di nuovi druidi, o per festeggare il Samhain (il capodanno celtico). Inoltre, tra le molteplici iniziative turistiche tipo "Scottish dance", bande di cornamusieri, ecc., ci si può imbattere in un Ceilidh che di turistico non ha nulla.
Il Ceilidh è un antico ritrovo dell'assemblea celtica, in cui i clan si riunivano e festeggiavano il loro stare insieme con canti, danze, giochi collettivi; si discutevano i problemi della comunità e si univano le forze per obiettivi comuni.
I Ceilidh a cui abbiamo partecipato non sembravano spettacoli fini a se stessi ma esperienza di comunità vissuta. C'erano persone anziane e giovani che si divertivano insieme, c'erano handicappati perfettamente inseriti alla pari nella comunità; c'era uno spirito di corpo che traspariva dalle complicate danze collettive e dall'insieme dell'esperienza, difficilmente comprensibile per chi non vive la stessa cultura. Sembrava, in sostanza, la manifestazione essoterica di un'esperienza molto più intima, ben viva e vitale. Forse i Ceilidh sono le manifestazioni pubbliche dei "club" delle scuole druidiche?
La Scozia sembra oggi avere due anime: quella occulta, dei druidi, e quella manifesta in cui la cultura dominante prende sempre più spazio. I giovani sono apparentemente sempre meno interessati alla cultura celtica, e ogni anno anche il folklore locale sembra perdere un po' della sua anima.
Anche l'esoterismo, qui, non ha molta fortuna: non si vede quasi traccia di culture alternative, pur essendo la patria della prima comunità new-age d'Europa, la comunità di Findhorn. Quest'ultima è tollerata ma non amata; anzi, è piuttosto malvista per la sua non-integrazione con la cultura locale. E tuttavia viene difeso il loro diritto ad esistere, poichè in Scozia chiunque può fondare una comunità o qualunque altra cosa, senza problemi; infatti sono molti coloro che si stabiliscono qui, con i loro amici e a contatto con una natura che toglie il fiato.
Ma al di là della Scozia turistica o folkloristica esiste un'altra Scozia, dove i riti pagani non sono affatto morti e nemmeno tanto nascosti. Ne abbiamo avuto un esempio alla fontana pictica di Munlochy, dove un'antica usanza druidica si manifesta in modo evidente.
L'acqua è un elemento druidico molto importante, e in Scozia, soprattutto nelle Highlands, sono molti i pozzi e le fontane di origine pictica che ancora oggi vengono celebrate con riti pagani. Un lampante esempio lo abbiamo nel "Clootie Well" di Munlochy, nella Black Isle: una fontana proprio sul bordo di una strada di grande passaggio, ritenuta terapeutica, è la meta di pellegrinaggi dove migliaia di persone si recano ogni anno per lasciare un proprio "pegno" in cambio di una grazia ricevuta.
È impressionante vedere il grande accumulo di oggetti personali lasciati legati agli alberi tutt'attorno alla fontana. Usanza che ricorda molto da vicino la quercia della foresta di Brocéliande, in Bretagna, presso la "fontana della giovinezza" dove migliaia di nastrini colorati vengono annodati ai rami dell'albero a simboleggiare le singole richieste personali. O anche la fontana di Barenton, sempre nella foresta di Brocéliande (dove secondo la leggenda il mitico Merlino è diventato druido), nota in Bretagna per le sue doti miracolose, e dove ancora oggi vengono celebrati riti pagani addirittura dai preti dei villaggi circostanti.
Tracce di riti pagani si possono trovate a Clava Cairn, dove nel cuore del principale tumulus, a forma di medicine-wheel, rimanenze fresche di cera testimoniano che il posto è ancora oggi usato; o nel cerchio di pietre di Callanish, nell'isola di Lewis, dove i druidi locali officiano le loro cerimonie e dove, grazie all'isolamento, la cultura celtica tarda a perdere di identità.
L'antica cultura da cui è iniziato tutto il processo storico aveva scelto questa zona per insediare una civiltà e una scuola spirituale. L'epicentro di quella cultura pare fosse nelle Highlands, situato approssimativamente in una zona che oggi è coperta da Nairn-Inverness-Forres.
Proprio in questa zona si trova Clava Cairn, si trova Sueno's Stone, una magnifica e imponente pietra pictica dell'anno 1000, alta più di 7 metri, e numerosi altri ritrovamenti importanti. Proprio a Nairn risiedeva la residenza del Clan dei Rose che ha avuto una importanza notevole nella riunificazione dei Clan e nella difesa dell'antica cultura; è stato anche il Clan contro cui si sono maggiormente accanite le forze dell'annientamento.
Il simbolo del Clan dei Rose è un'arpa, come quella che il dio Dagda usava per trasmettere la sua esperienza agli uomini; molto diverso dai simboli guerreschi degli altri Clan. E il simbolo che il Clan dei Rose ha proposto come segno di unione tra i Clan è stato la rosa a cinque petali, simbolo molto importante nell'esoterismo perché rappresenta l'uomo che attraverso un percorso iniziatico raggiunge la sua realizzazione spirituale.
È interessante notare che questo simbolo è stato adottato come segno distintivo per la battaglia di Culloden e usato indistintamente da tutti i Clan: nella fatale battaglia gli highlanders portavano sul berretto una coccarda a forma di rosa antica, a cinque petali.
Sempre nella zona esiste Cawdor Castle, un castello scozzese che nei suoi sotterranei conserva un tempio pagano rotondo con un albero ancora vivo al centro.
È innegabile che a Nairn si respiri un'atmosfera particolare; e non solo per la bellezza selvaggia del posto, per le sue spiaggie infinite e per i suoi boschi magici. Come altri posti in cui Gaia, il nostro pianeta, si manifesta in tutta la sua potenza, il sito è noto per la longevità dei suoi abitanti e per il basso tasso di malattie.
E non possiamo fare a meno di notare l'analogia con altri siti particolari del pianeta che abbiamo visitato, come ad esempio l'Arizona o il Canada. Posti lontani geograficamente ma che sembrano essere affratellati da una stessa esperienza e da un passato stranamente vincolato da miti e leggende comuni.
Un passato che la storia nega, rivelando uno strano accanimento nel cancellare le tracce e nell'offuscarne il ricordo; ma come la storia di Alba (l'antico nome della Scozia) ci dimostra, se l'esperienza è ben viva non c'è storia che possa cancellarla.





Rosalba Nattero 


 




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