lunedì 29 gennaio 2018

LA VERA STORIA DI TESEO E DEL MINOTAURO




LA VERA STORIA DI TESEO E DEL MINOTAURO

 

 

Un giorno, per ispirazione, raccontai ad alcuni amici questa nuova versione del famoso mito greco...


<<C’era una volta, in una famosa città del mondo antico, una orribile creatura nata dall’unione della regina con un toro.

Minotauro venne chiamato quell’essere, poiché aveva il corpo di un uomo e la testa di un toro.

Cosciente della sua mostruosità, il Minotauro era pieno di rabbia e di sofferenza che cercava di mitigare massacrando gli umani.

Venne infine rinchiuso dal re all’interno di un grande labirinto, simile ad una fortezza, fatto costruire appositamente.

Ma il Minotauro si lamentava e le sue urla strazianti si udivano nella notte, terrorizzando gli abitanti.

Non bastavano le vergini sacrificate periodicamente per placare la sua ira.

Un giorno, un giovane guerriero venendo a conoscenza di questa storia, si recò nella città, e, presentatosi al re, propose di uccidere lui l’orrenda creatura. “Mille uomini ho falciato con la mia lama, in tante battaglie” disse con orgoglio “sono certo che avrò successo anche in questa iniziativa”.

Il re gli fece presente allora che si trattava di una sorta di demone, con un corpo, sì, umano, ma molto più grande e forte di quanti ne avesse mai visti; ed inoltre quella testa di toro, enorme, con le corna appuntite ed artigli alle mani e a i piedi.

Nessuno mai era stato in grado di contrastarlo, neppure i suoi più temibili guerrieri.

Ma il giovane, senza perdersi d’animo, lo convinse: avrebbe compiuto l’ardua impresa intrufolandosi la notte nel labirinto, non visto da nessuno, anche dalla stessa regina, la quale, pur avendo partorito una creatura tanto mostruosa, le era comunque madre e non voleva venisse uccisa.

Disse ancora Teseo al re, così si chiamava l’audace guerriero: “Non preoccuparti mio signore, nessuno lo saprà: ucciderò il Minotauro, prenderò la tua ricompensa e me ne andrò. Quando verrà scoperto il fatto si dirà che uno sconosciuto ha ucciso il mostro e nessuno ne porterà la colpa”.

Partì così Teseo nel cuore della notte con la sua spada, fedele compagna di tante avventure, nella tenuta da guerriero.

Trovata l’entrata del labirinto e accesa la torcia vide accanto a sé una figura femminile.

Ritraendosi istintivamente chiese cosa volesse ma soprattutto che ci facesse una donna sola, di notte, in quel luogo così pericoloso.

Lei rispose: “Mi chiamo Arianna, sono qui per darti una cosa. So quello che vuoi fare, ma avrai bisogno di un aiuto nel caso risultassi vittorioso. Non conosci i labirinti infatti e per poter trovare l’uscita, quando avrai compiuto la tua impresa, ti dono questo gomitolo di filo. Non dovrai far altro che srotolarlo man mano che penetrerai i segreti cunicoli, e, tenendolo in mano, ti mostrerà la strada del ritorno”.

Ringraziando per quel dono inaspettato e toccato anche dal dolce e misterioso sorriso della donna, furtivo entrò nell’antro oscuro, debolmente rischiarato dalla torcia.

Si udivano strani rumori, sinistre presenze ed ombre minacciose, ma erano soltanto insetti, topi e pipistrelli.

Dopo un tempo indefinito, ecco apparire una gigantesca figura, dall’aspetto terrificante: il Minotauro aveva odorato l’intruso e silenziosamente gli si era avvicinato per non farlo scappare. “Tu sei qui? Come hai osato entrare in questo luogo maledetto, teatro dei miei tormenti? Ora morirai!”

Incominciò così un incredibile combattimento: Teseo, armato della sua spada, fendeva con tutta la forza dei suoi giovani anni l’oscurità del fetido labirinto; mentre la creatura umana e taurina con grandi pugni e terribili corna tentava di colpire l’incauto visitatore.

Non bastarono le loro capacità: l’innata forza del toro e il sapiente uso delle armi da parte dell’uomo, né il loro coraggio o terrore a farli prevalere uno sull’altro.

Alla fine s’avvinghiarono in un mortale abbraccio, decisi a metter fine alla loro pena.

Fu in quell’istante che accadde.

Stretti in quella morsa i due, per la prima volta, si guardarono intensamente negli occhi, come chi sta per morire, complice la torcia che caduta a terra portava una fioca luce.

Non potendo divincolarsi, i loro sguardi si penetrarono e videro una sola cosa: la paura.

Minotauro vide riflessa negli occhi di Teseo una paura e una tristezza infinite, la rabbia di chi non ha mai conosciuto l’amore. Una creatura che, senza nessuna colpa, fu concepita in modo mostruoso e poi rigettata, rifiutata da tutti, senza una famiglia.

Teseo vide negli occhi del Minotauro la paura di un essere costretto ad imparare a combattere e ad uccidere sin da bambino, com’era costume nella sua terra. Anche lui non aveva mai conosciuto l’amore, soltanto l’onore della battaglia e tanta rabbia per aver perso la sua famiglia.

Essi, in quell’abbraccio al quale li aveva costretti la tremenda lotta, si riconobbero.

E fecero un patto.

Teseo disse al Minotauro: “Non desidero più ucciderti, poiché so che ucciderei me stesso. Voglio che tu viva e che tu sia libero, come me. Ti porterò fuori da questo labirinto, so come fare. E’ ancora notte e tu potrai rifugiarti nei boschi o sulle montagne. Quando tornerò dal re gli dirò che ti ho ucciso e nessuno penserà più a te. Ma ti chiedo di promettermi una cosa: che non ucciderai altri esseri umani”.

Disse il Minotauro: “Anch’io non voglio più la tua morte, dopo aver visto me stesso nei tuoi occhi. Accetto la tua proposta e ti prometto che non ucciderò più nessuno, ma in cambio anche tu devi promettermi che smetterai di fare il guerriero e comincerai una vita da uomo”.

Teseo fu d’accordo ed insieme, grazie al filo di Arianna, guadagnarono l’uscita da quel mondo spettrale, entrambi liberi.

Nella penombra notturna, una figura femminile osservava compiaciuta la memorabile scena.

“Finalmente una grande vittoria”, pensò tra sé.

Teseo divenne un abile artigiano, molto stimato nel suo villaggio e mise su famiglia vivendo felice per tanti anni.

Minotauro, dopo essersi nascosto per un certo tempo, fu creduto una divinità della foresta, apprezzato per la sua bontà e saggezza. Anch’egli visse, amato dalla gente semplice del luogo, per lungo tempo.

Questa è la vera storia di Teseo e del Minotauro, rivelata agli uomini di questa generazione per la prima volta.>>



Una sommaria spiegazione dei simboli:


Minotauro: è la nostra “parte ombra”, simbolo di tutto ciò che abbiamo rifiutato nella nostra vita e che dev’essere progressivamente illuminato dalla luce della coscienza.

Teseo: siamo tutti noi, gli eroi del quotidiano, alla ricerca del proprio Sé, la nostra vera identità.

Il Re e la Regina: rappresentano il bene e il male, la dicotomia o “sindrome bibolare” in cui è immersa la coscienza collettiva umana, la quale cerca il “bene” (ciò che considera positivo) e rifiuta il “male” (ciò che ritiene negativo)... o viceversa.

Il Labirinto: è la mente, soprattutto i suoi recessi più oscuri (inconscio), ove si nasconde il “male”.

Arianna: è il simbolo dell’Anima, essenza immortale che ci guida nel nostro percorso/processo evolutivo.

Il filo e la torcia: rappresentano la consapevolezza, la cui luce soltanto può riportarci a casa.

domenica 28 gennaio 2018

LA VERITÀ NASCOSTA DELLA LEGGE DI ATTRAZIONE





LA VERITÀ NASCOSTA DELLA LEGGE DI ATTRAZIONE

 

 

Quando si parla di "Legge di Attrazione", uno dei principi basilari della Vita, di solito se ne dimentica sempre un 'pezzo'. Cosa che ovviamente non ne permette il corretto fuzionamento, rendendola spesso inefficace. Oltre a favorire cattive interpretazioni e fraintendimenti.

Bisogna pur ammettere che una 'mezza verità' è come una bugia!

Il vero scopo dell'intero "Processo di Creazione Personale"- il quale comprende non soltanto la Legge di Attrazione, ma anche altri principi altrettanto importanti - è rendere la vita appagante e felice, ad ogni livello, per chiunque entri in contatto con noi e per noi stessi... in questo preciso ordine.

Infatti è soltanto in questo modo che il Sé può elevarsi, espandersi ed arricchirsi.

Noi tutti dovremmo farci due semplici domande:


-Cosa posso dare agli altri?

-Cosa posso dare a me stesso?



L'ordine di queste due domande non deve mai essere invertito!

Naturalmente va bene desiderare di essere felici e realizzati. E' giusto e niente affatto incompatibile con la spiritualità anche ricercare ricchezza, fama e perfino potere... ma è molto importante il modo in cui ci si arriva, ciò che in India chiamano il 'seme dell'intento'.

Se lo facciamo a spese degli altri, ciò non può certamente essere considerato un atto degno e spiritualmente evoluto. Tentare di raggiungere i propri obiettivi ignorando gli altri e i loro bisogni, è, per così dire, la 'via lunga' , la più difficile e ardua. E porta sempre un'esperienza effimera e di falso godimento o soddisfazione.

L'Energia dell'Universo opera invece in modo assai più veloce e sicuro quando rispettiamo l'ordine di quelle domande.

E la prima trova sempre risposta nella seconda.

Neale Walsch, dialogando con la 'Coscienza Collettiva Superiore' nella famosa trilogia "Conversazioni con Dio", si sentì rispondere in questo modo al suo disperato desiderio di conoscere il 'funzionamento' della vita: 


"La tua vita non deve necessariamente essere una continua lotta. Il problema è semplice. Tu pensi che la tua vita riguardi te stesso. Invece la tua vita non riguarda te stesso".

"Davvero?" - afferma altezzoso Neale.

"Proprio così" - conferma Dio.

"E allora chi riguarda?" - chiede ancora il povero Neale.

"Chiunque nel mondo" - è la laconica risposta del Divino!


Ecco l'insegnamento di tutti i Maestri e Saggi, le Guide dell'umanità:

Non siamo qui per servire noi stessi ma gli altri... poiché gli altri siamo noi!

L'Altro è Te Stesso!!

Soltanto perdendo noi stessi possiamo ritrovarci.

Soltanto attraverso il donare possiamo ricevere.

"Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te"
è uno dei modi con cui Gesù soleva indicare tale principio universale.

E perfino la massima: "Ama il prossimo tuo..." esotericamente prosegue con "... perché è te stesso"!

Tutto ciò che fai per un altro lo fai per te stesso. 


E se non riesci a fare qualcosa per il prossimo, è qualcosa che perdi anche tu.

Tutte le cose originate da te ritornano a te. Infatti in tutto l'Universo ci sei soltanto Tu, in una infinita varietà di forme! 

Siamo tutti Uno.

Questa è la vera essenza della Legge di Attrazione.

Ed è ciò che fa la differenza tra il Paradiso e l'Inferno! 


Come in questa storiella che raccontava il Mahatma Gandhi: 

Un sant’uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese : "Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l’Inferno".

Dio condusse il sant’uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all’interno. C’era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant’ uomo sentì l’acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall’aspetto livido e malato. Avevano tutti l’aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po’, ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.

Il sant’uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: “Hai appena visto l’Inferno”.

Dio e l’uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l’aprì. La scena che l’uomo vide era identica alla precedente. C’era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l’acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch’esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, erano ben nutrite, felici conversavano tra di loro sorridendo. Il sant’uomo disse a Dio : "Non capisco!"– E’ semplice – rispose Dio – essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire sé stessi… ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri! Quelli dell’altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi… Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura… La differenza la portiamo dentro di noi!

I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni.


"Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo“.


Due brevi filmati che possono illustrare meglio delle parole questo insegnamento:

https://www.youtube.com/watch?v=zpapkY9YARQ

https://www.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DnuCZg-OUqc8&h=4AQF5et-J




La regola d’oro


Esiste una legge universale, che si trova nei testi sacri delle varie religioni, che è unica nel suo genere: “Fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi e non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi”. È talmente preziosa da essere chiamata la Regola d’oro! In forme diverse si trova espressa nei libri sacri delle principali religioni e nei testi sapienziali di molte culture.


CRISTIANESIMO: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti” (Vangelo secondo Matteo 7,12).


EBRAISMO: “Ciò che per te è odioso non farlo al tuo compagno. Questa è l’intera Legge” (31° Sabbat, Talmud Babilonese).


ISLAM: “Nessuno di voi è un credente finché non ama suo fratello come ama se stesso” (Profeta Muhammed, 13° dei 40 Hadiths Nawawi).


BUDDISMO: “Non ferire gli altri in maniera che tu non debba ritrovarti ferito” (Buddha, Uadanavarga 5, 18).


INDUISMO: “Questa è la somma del dovere: non fare agli altri ciò che ti causa dolore se fatto a te” (Mahabharata, 5.15.17).


CONFUCIANESIMO: “E’ il massimo dell’amabile benevolenza: non fare agli altri ciò che non vorresti che essi facessero verso di te” (Confucio, Analects 15.23).


GIAINISMO: “Nella felicità e nella sofferenza, nella gioia e nel dolore, dovremmo avere cura di tutte le creature come abbiamo cura di noi stessi ” (Mahavira, 24° Tirthankara).


SIKHISMO: “Come stimi te stesso, così stima gli altri” (Sri Guru Granth Sahib).


TAOISMO: “Rispetta la vincita del tuo prossimo come se fosse la tua, e la sconfitta del tuo prossimo come se fosse la tua” (Lao Tzu T’ai Shang Kan Ying P’ien 213-218).


BAHÁI: “Benedetto è colui che ama suo fratello prima di se stesso” (Bahá’ u’ lláh, Tablets of Bahá’ u’ lláh, Bahá’í World Centre, Haifa 1978).


ZOROASTRISMO: “Non fare agli altri ciò che è dannoso per te stesso” (Shayast-na-Shayast 13.29).


RELIGIONE TRADIZIONALE AFRICANA: “Ciò che dai (o fai) agli altri, questo ti sarà dato (o fatto) a te” (proverbio Rwandese).

EXTRATERRESTRE PORTAMI VIA!



EXTRATERRESTRE PORTAMI VIA! 

 

 




Molte persone in questo tempo - straordinario, pur nella inevitabile confusione - stanno seriamente considerando l'idea di andarsene da questo piano di realtà (leggasi: pianeta Terra), magari a bordo di qualche nave spaziale dei Fratelli Galattici.

Tutto è cominciato probabilmente qualche decennio or sono, con i primi documentati e sempre più numerosi avvistamenti di UFO.

Molti chiaroveggenti e sensitivi si sono cimentati nelle descrizioni di altri mondi e di aliene forme di vita.

Anche alcuni Maestri hanno accennato all'esistenza di esseri di altri pianeti, stelle, dimensioni ed universi e del loro eventuale rapporto con noi.

Rapporto che è stato evidenziato in modi molto suggestivi da scrittori, a parte i soliti di fantascienza, interessati all'archeologia misteriosa e ad altre scienze 'di confine'.

Non sono poi mancati films che hanno fatto sognare intere generazioni sulla possibilità di recuperare quel rapporto con le nostre Famiglie Cosmiche.

Oggi non si contano neppure più le canalizzazioni di questi esseri che continuano ad inviare messaggi di luce e di speranza, ad incoraggiarci, a benedirci nel nostro difficile cammino di ‘ascensione’.

Ma da qui a pensare di andarcene, perché non sopportiamo più la vita sulla Terra così dura e pesante... ce ne passa!

La ‘vile materia grezza’, che per gli antichi alchimisti, ad esempio, rappresentava la base necessaria del lavoro su di sé, è diventata qualcosa da cui fuggire anziché tentarne la trasmutazione.

La misera e oscura ‘terza dimensione’, non è più degna di accoglierci, in quanto siamo ormai - o lo sono alcuni di noi - troppo elevati per potervi risiedere ancora.

E l'attesa ‘messianica’ dei Fratelli dello Spazio ha sostituito così per molti quella di un Salvatore molto più terreno.

Pensiamo di esserci emancipati da certe credenze ‘medievali’ e proseguiamo invece con pensieri in apparenza più raffinati e liberi, ma dello stesso stampo!

La realtà che i Maestri vogliono invece farci toccare è molto più semplice e vicina a noi: si chiama Momento Presente.

Non è una qualche dimensione dello spazio-tempo: è proprio quieora... è la Vita stessa nel suo farsi, come direbbe il mio amato maestro Luigi.

Non c'è nulla da cui scappare, nulla di cui vergognarsi e nulla da temere in questo mondo, per quanto strano e anche orribile possa apparire a volte.

C'è una ragione per cui ci troviamo qui e non si tratta di una punizione: la Terra non è un luogo di detenzione!

Abbiamo tutti accettato una grande sfida, quella di vivere nella 'buia' materia proprio allo scopo di trasmutarla in luce.

Vedendo e facendo esperienza per prima cosa di tutto il buio che è dentro di noi, accogliendolo sempre di più, poiché non esiste un altro modo per integrare l'ombra, la parte oscura, se non comprendendola e amandola.

Così è sempre stato e così è ancora oggi.

Gli esseri del Cosmo questo lo sanno bene ed è esattamente il motivo per cui non vengono e non verranno a 'salvarci'...

L’OMBRA E LO SPECCHIO




L’OMBRA E LO SPECCHIO

 


Le persone, specialmente quelle che si dedicano ad ‘attività spirituali’, hanno parecchi problemi con la loro ‘ombra’... volendo invece apparire, perfino a loro stesse, sempre buone, brave e magari anche un po’ sante, sempre con tutte le qualità ritenute migliori e più positive. Perché questo secondo voi?

Il ‘principio dello specchio’ è anche il ‘principio dell'ombra’: la nostra parte inconscia che può avere caratteristiche tanto positive e costruttive quanto negative e distruttive, come la psicologia insegna...

Questa è la parte più difficile di ogni cammino spirituale o di scoperta di sé stessi... i Maestri sono bravi a ‘indorare la pillola’, ma ad un certo punto è proprio necessario confrontarsi con questo tema... e pochi sono veramente disposti a farlo: “Quando il gioco si fa duro”, si dice, “solo i duri vengono a giocare”!

Abbiamo tutti creato una immagine di noi stessi, edulcorata, fatta di pregi e certamente anche di difetti, ma assolutamente edulcorata! È davvero difficile per noi dover ammettere certe cose. Chiunque vorrebbe essere Gandhi o Madre Teresa... ma quanti di noi potrebbero mai pensare di essere invece Hitler o Stalin (non mi viene un esempio femminile di questa portata!)? Naturalmente nessuno lo vorrebbe... eppure, se studiamo la storia, scopriamo che il povero Adolf era semplicemente un pittore dilettante che avrebbe voluto vivere della sua arte... ma, non essendo molto talentuoso, dovette alla fine fare i conti con la sua mediocrità e scelse la politica (!), tanto per sfogare le sue frustrazioni, dopodiché, pian piano si lasciò completamente assorbire dalle ‘forze oscure’, le forze del Caos. Sarebbe potuto accadere anche a noi, ma accadde a lui. La domanda è perché? Una risposta, magari un po’ consolatoria, che mi ero dato tempo fa: quando, con gli esempi che hai fatto tu, la cosa ci ‘urta’ così tanto può essere perché in un passato imprecisato (altre esistenze?), siamo passati attraverso quelle esperienze. Tutti siamo stati vittime e carnefici, magari anche molte volte, e possiamo pensare che se oggi aborriamo certi atti e manifestazioni, succede perché abbiamo imparato la lezione!

Sul giudizio: la mente giudica e non può farne a meno... infatti la sua natura è quella di paragonare e misurare ogni cosa... il giudizio nasce allora dalla necessità (per la mente) di creare una identità definita: io sono quello che ama certe cose, odia quelle altre... La radice del giudizio è perciò l’ego: una falsa identità! Dissolto l’ego svanisce anche il giudizio... fino a quel momento, potrei consigliare di non giudicare il fatto che giudichiamo: cerchiamo di essere più gentili, comprensivi e compassionevoli con noi stessi... e forse lo diventeremo anche con gli altri!

La Oneness e tutti i Maestri insegnano inoltre che noi non siamo i nostri pensieri. Ci sono evidentemente i pensieri e c’è una sorta di ‘serbatoio generale’ di questi pensieri: Amma e Bhagavan lo chiamano ‘pensosfera’. Jung lo chiama ‘inconscio collettivo’. C'è dunque un'unica mente che è come un'energia o atmosfera nella quale siamo tutti immersi. Abbiamo inoltre un cervello, che è come una stazione radiotrasmittente, in grado quindi di sintonizzarsi su una frequenza o un’altra a seconda delle EMOZIONI del momento. Perciò collegarsi con pensieri di odio e violenza piuttosto che di pace e amore, dipende da ciò che coltiviamo, in genere inconsapevolmente, dentro di noi... dipende dalle nostre programmazioni inconsce, ovvero dai nostri vissuti emozionali.

Chi è realmente consapevole di alimentare dentro di sé pensieri ed emozioni di violenza e distruzione? Chi vorrebbe mai ammettere di essere così perverso? Eppure abbiamo tutti delle ferite psicologiche tali da attrarre o creare una sintonia con quei pensieri. Beato chi lo vede e lo riconosce, poiché soltanto in questo modo si toglie potere alla cosa, evitando futuri disastri...

E se volete, posso essere anche più chiaro: la vittima attira sempre il proprio carnefice e spesso si innamora perfino di lui/lei! Ciò non giustifica affatto i carnefici, i quali, ahiloro, dovranno per ‘legge di compensazione’ subire sorti simili... fino a che, divenuti tutti noi coscienti di questi meccanismi non vorremo cambiare il gioco e sperimentare finalmente qualcosa di diverso.:-)

E' dal buio che nasce la luce, dal Caos che nasce il Cosmo... ci insegnano tutte le Scritture!