giovedì 29 marzo 2018

IL LIBRO DI DZYAN: LA STORIA PROIBITA DELL’UMANITÀ



IL LIBRO DI DZYAN: LA STORIA PROIBITA DELL’UMANITÀ

 



“Esistono, nel mondo, dei libri maledetti che una sorta di ‘Santa Alleanza contro il sapere’ ha combattuto aspramente dai tempi più remoti fino ai nostri giorni.”

Yves Naud



Il libro di Dzyan è uno dei più antichi libri dell’Umanità, viene menzionato in diverse tradizioni; nessuno lo aveva mai visto, possediamo la sola testimonianza di Helena Petrovna Blavatsky, la quale sosteneva di essere stata nel Tibet, a Lhasa, dove nel 1868 avrebbe avuto la possibilità di prenderne visione e stenderne un compendio in versi.
La teosofa russa sosteneva che esso fosse scritto in una lingua pre-ariana - ora completamente dimenticata, il “senzar” - e che esso sarebbe stato dettato dagli Atlantidi, ossia i membri della quarta razza “creata” sul nostro pianeta dagli “dèi costruttori” provenienti dallo spazio, e poi distrutta da una immensa catastrofe e sommersa dalle acque di un Diluvio (mentre la razza attuale, alla quale noi apparteniamo, sarebbe la quinta in un ciclo di sette). L’unica versione nota in occidente del “Libro di Dzyan” è perciò quella che H. P. Blavatsky ha tradotto in versi, intitolandola “Le Stanze dal Libro di Dzyan” (di fatto, sovente i non specialisti confondono i due titoli e le due opere) ed esponendola nel suo volume “La Dottrina “Segreta”: il quale, assieme ad “Iside Svelata”, è generalmente considerata l’opera più importante della mistica russa e fondatrice della Società Teosofica.

Si pensa che la copia originale del “Libro di Dzyan”, di cui esistono forse anche dei codici posteriori, non consisterebbe in un libro vero e proprio, come noi lo intendiamo - fatto cioè di pagine riempite da caratteri destinati alla lettura - bensì sarebbe una sorta di oggetto “magico” il cui contenuto verrebbe compreso intuitivamente, per via telepatica, da coloro i quali vi poggiano sopra la mano sinistra, ma solo a determinate condizioni: in particolare, quella di possedere una mente ed un cuore sgombri da secondi fini o desideri impuri. Tale, infatti, è la descrizione che la teosofa russa fa di questo libro “maledetto”.

Secondo il “Libro di Dzyan”, i primi uomini della Terra erano discendenti dai Celesti o Pitris, venuti dalla Luna. Il testo descrive l’evoluzione dell’uomo dalla prima razza fino alla quinta - la nostra - che si ferma alla morte di Krishna avvenuta cinquemila anni fa. Scritto in una lingua assolutamente sconosciuta, il “senzar”, si dice che sia stato dettato agli Atlantidi da esseri divini. Il “Libro di Dzyan” parla delle dinastie atlantidi divine e ricorda i “re del Sole” che occupavano “troni celesti”.

Quest’epopea religiosa non potrebbe essere il ricordo distorto di extraterrestri, di Venusiani che si posarono sulla Luna e poi sulla Terra? I “re del sole” sono forse uomini dello spazio venuti a “colonizzare” la Terra su macchine spaziali?

Come è stato scoperto il “Libro di Dzyan”? Quali segreti nasconde? Presenta davvero dei pericoli per la nostra civiltà, come pretendono alcuni ricercatori?

È alla fine del XVIII secolo che il mondo occidentale sente parlare per la prima volta del “Libro di Dzyan”. In quell’occasione, l’astronomo Bailly afferma che il manoscritto viene dalle Indie, ma che in effetti è stato scritto… sul pianeta Venere!
Nel XIX secolo, un altro francese, Louis Jacolliot, si interessa del “Libro di Dzyan” che egli chiama “Le Stanze di Dzyan”. Ma la sventura sembra accanirsi contro tutti coloro che pretendono di possedere il manoscritto. Per qualche anno i ricercatori - cedendo alla superstizione - rinunciano allo studio del manoscritto. Ma la questione torna alla ribalta con l’entrare in scena della famosa teosofa H. P. Blavatsky.

La Blavatsky fin dalla tenera età, manifesta dei notevoli poteri psichici e medianici, tanto che la famiglia stessa, spaventata da queste sue particolari doti, cerca di farla sposare pensando che il matrimonio potesse assopire quella sua condizione così imbarazzante. Ma Helena fugge e raggiunge il porto di Odessa, dove si imbarca per Costantinopoli e da lì arriva in Egitto.

Al Cairo Helena vive con un mago di origine copta che le manifesta l’esistenza di un libro maledetto, dai poteri nefasti. Si trattava, naturalmente, del “Libro di Dzyan”, del quale Helena Blavatsky si mise alla ricerca e che finì per trovare, forse con l’aiuto di quei “Maestri occulti” tibetani dei quali ella ha parlato frequentemente, e sulla cui realtà e natura si dividono, su fronti opposti, coloro che la considerano una ciarlatana, e sia pure dotata di facoltà insolite e di una certa genialità istrionesca, e coloro che la considerano invece una autentica iniziata. Tra questi ultimi, Paola Giovetti ricorda la testimonianza del colonnello Henry Steel Olcott, secondo il quale la donna scriveva le sue opere in un evidente stato di “trance” ipnotica e aggiunge che ella sembrava “copiare” da un manoscritto visibile a lei soltanto; tanto più che, spesso, i brani da lei citati a memoria figuravano su libri estremamente rari, ad esempio reperibili solo presso la Biblioteca Vaticana o il British Museum.

La descrizione del libro che ne viene fatta lo rappresenta con i suoi grandissimi fogli di colore nero e densi di simbolismi a caratteri d’oro zecchino; è un libro colossale, pesantissimo, chiuso alla maniera tibetana tra due spesse tavole, ma sono tavole di oro purissimo e magistralmente cesellate. Le “Stanze di Dzyan” è un Libro Sacro magnetico nel senso che, appoggiando il palmo della mano sinistra sui suoi simboli profondi e avendo l’animo e la mente completamente scevri da qualsiasi impurità, si vedono passare avvenimenti, si odono voci, si percepiscono segreti svelati.



Evoluzione cosmica e Antropogenesi

Il testo è diviso in due parti: la prima, Evoluzione cosmica, consta di 7 Stanze (capitoli) e 53 capoversi; la seconda, Antropogenesi, comprende 12 Stanze e 49 capoversi. La grande studiosa russa Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891),ha lasciato ottimi libri di commento sulle “Stanze di Dzyan” (“La Dottrina Segreta”), ma sono commenti e direttive prettamente esoterici; non è dato sapere del resto, se la Blavatsky, durante il suo ipotetico ingresso nel Tibet nascosto, abbia potuto prendere visione del Libro Sacro oppure ne abbia potuto assaporare il contenuto soltanto da una copia (non integrale) durante il suo soggiorno in India.

Analizziamo alcuni passi riguardanti l’Antropogenesi interpretandoli in modo concreto, senza i soliti misticismi; così operando otterremo una visione davvero sorprendente su meravigliose e remote descrizioni concernenti la non più misteriosa comparsa dell’uomo sulla Terra.

La discesa di Esseri dallo spazio cosmico, la loro divinizzazione, i loro terrificanti combattimenti con esseri mostruosi che popolavano questo pianeta e, cosa estremamente valida e importante, i loro vari tentativi di creare una Razza a loro immagine e somiglianza, abbastanza funzionante sul pianeta Terra: una Razza scaturita da vari esperimenti basati sull’ingegneria genetica.

Questa è l’Antropologia spaziale o Antropologia cosmica; una scienza d’avanguardia che è un atto di coraggiosa rottura con gli studi e le teorie sino ad ora formulati sul mistero dell’origine dell’uomo. Antropologia cosmica significa immagazzinare, registrare ed elaborare un’infinità di elementi, un turbine di avvenimenti in un vortice di concrete possibilità; significa mettere ordine tra le righe di antichissimi testi e saper bene leggere tra le righe, cogliere significati occulti di fatti storici o religiosi per ottenere così una chiara visualizzazione mentale sul passato remoto dell’Uomo. (…)

Queste doverose, brevi premesse, prima di cominciare lo studio di alcune descrizioni contenute nell’Antropogenesi delle “Stanze di Dzyan”: diremo ancora che il termine “Dzyan” deriva certamente da “Dhyâni”, Dei planetari.

Formatori e costruttori che, assieme ai “Lhâ”, Dei celesti con poteri sovrumani e ai “Lhâmayn”, Dei risplendenti inferiori, misero ordine sul pianeta Terra e cominciarono a costruire le razze umane, alcune distrutte perché mal riuscite, fino a giungere alla Quinta Schiatta, che tuttora alberga sulla Terra.



La Prima Razza

“Allora i costruttori, indossate le loro prime vestimenta, discendono sulla terra radiosa e regnano sugli uomini che sono loro stessi” (Stanza VII-7).

Soffermandoci sul termine ‘allora’, viene spontaneo osservare che trattasi di un’azione consequenziale, cioè il succo, il riepilogo, seguito da una decisione, di una lunghissima preparazione al disegno programmato da una civiltà planetaria, di colonizzare il pianeta Terra. L’interpretazione di questa frase suona così:

“Dopo la suprema decisione, i cosmonauti, che avevano il compito di formare una Razza umana, atterrarono sul pianeta Terra in pieno giorno e da quel momento essi sono capi e re della futura Razza terrestre da loro formata e costruita.”

I “Costruttori” erano scesi sulla Terra dopo che il Pianeta aveva subito sconvolgimenti catastrofici e dopo la comparsa di Razze mostruose sulla sua superficie.

“La ruota girò per trenta crore ancora… dopo trenta crore si rivolse… essa creò dal proprio grembo. Sviluppò uomini acquatici terribili e malvagi… I Dhyâni vennero e guardarono. I Dhyâni vennero dal lucente padre-madre, dalle regioni bianco latte, dalle dimore dei mortali immortali… essi furono malcontenti… non Rûpa adatti per i nostri fratelli del quinto. Non dimore per le vite… e le fiamme vennero. I fuochi con le scintille… I Lhâ dall’alto ed i Lhâmayn dal basso vennero. Essi uccisero le forme che avevano due e quattro facce. Combatterono contro uomini-capra e contro uomini dal capo di cane e contro gli uomini dal corpo di pesce” (Stanza II-6).

I primi esseri che furono creati o che già abitavano la terra, qui il testo non è chiaro, erano quindi delle creature acquatiche definite “terribili”; i Dyhâni capirono che l’anima non si poteva incarnare in quel corpo grezzo, e vedendo che erano dannosi decisero di distruggere la loro creazione. Poi notiamo nel testo, che in quel tempo vi erano contemporaneamente più razze sulla terra, gli uomini-capra, gli uomini dalla testa di cane e gli uomini dal corpo di pesce, questi altri esseri non si capisce se siano stati creati dagli stessi oppure da altre razze di creatori, e quali siano i fini di questi ultimi, non è dato saperlo.

La descrizione che la Terra si ribaltò è quanto mai veritiera. Il papiro Haris (1.300 a.C.) fa riferimento ad una “catastrofe di fuoco e di acqua che provocò il rivoltarsi della Terra”; il papiro Ipuwer (1.250 a.C.) precisa che “il mondo prese a girare a rovescio come se fosse una ruota del vasaio e la Terra si è capovolta” ; il papiro Hermitage (1.700 a.C.) afferma che “il mondo si è capovolto” e per finire l’antichissimo testo indù “Visuddhi Magga” sostiene che la terra venne “scrollata”, si capovolse e un ciclo del mondo ne rimase distrutto.

Dopo la prima e la seconda Razza, rispettivamente Esseri formati da un connubio tra appartenenti a un pianeta giallo e altri di un pianeta bianco nonché i prodotti “per germinazione ed espansione”, il Sacro Testo passa a descrivere la formazione della Terza e Quarta Razza.



La Terza Razza

“Il bianco cigno della volta stellata adombrò la grande goccia. L’uovo della Razza futura, l’uomo-cigno della Terza che venne più tardi. Prima maschio-femmina, poi uomo e donna…” (Stanza VI-22).

La bianca costellazione del Cigno dunque, adombrava la Terra (Grande Goccia), allorché fu costruita la Terza Razza che venne appunto chiamata Razza-Cigno; una Razza diretta discendente dall’Essere androgino. Infatti viene specificato che mentre prima esisteva l’Essere Maschio-Femmina (cioè bisessuale), dopo l’intervento si ebbe lo stesso Essere che era diventato due, cioè Uomo e Donna.

Ma ecco una descrizione più dettagliata:

“Gli animali si separarono per primi; essi cominciarono a far Razza. L’uomo duplice si separò pure. Egli disse: ‘Facciamo come loro, uniamoci e formiamo delle creature’. E così fecero… e generarono dei mostri. Una Razza di mostri deformi coperti di pelo rosso, che camminavano a quattro zampe. Una Razza muta perché l’onta non fosse narrata” (Stanza VIII, 31-32).

Questo secondo intervento dei “Formatori” e dei “Costruttori” fu quindi dapprima sperimentato sugli animali e poi sull’Essere androgino, che era sì intelligente ma, come vedremo, non poteva dirsi “ragionevole”. Anche questo Essere, divenuto due, cominciò ad accoppiarsi come del resto facevano da tempo gli animali e diede origine a una Razza di Mostri, che camminavano a quattro zampe ed erano coperti di pelo rosso. “Una razza muta, perché l’onta non venisse narrata”!

I creatori cominciarono ad apporre ulteriori modifiche manipolando il DNA, e crearono la terza e quarta razza, chiamata l’uomo-cigno. Quando si usa il termine “androgino”, non possiamo dire con certezza se indicasse proprio la a-sessualità dell’essere stesso, o una questione puramente simbolica, per esprimere il concetto di un uomo non ancora immerso nella dualità. Questi cominciarono ad accoppiarsi e a procreare. Alcuni di loro si accoppiarono con animali o altri esseri presenti nel pianeta, dando vita a esseri mostruosi e pelosi. Secondo i nostri studi, questi esseri mostruosi dal pelo rosso, sono ancora esistenti nel nostro pianeta, o almeno dei discendenti di questa razza, sono conosciuti con il nome di Bigfoot, e vivono all’interno della terra, sebbene in un’altra dimensione; ogni tanto vengono avvistati in prossimità di grandi foreste, questi tramite tunnel sotterranei, riescono a risalire in superficie. Le migliaia di avvistamenti di questi esseri non possono essere tutti frutto di fantasia, sicuramente sono dei superstiti di quei tempi lontani.



Antichi reperti risalenti ad un’epoca antidiluviana, furono ritrovati da Padre Carlo Crespi, un prete salesiano nativo di Milano, nella regione amazzonica ecuadoriana chiamata Morona Santiago dove esiste una caverna molto profonda, detta in spagnolo Cueva de los Tayo. Il posto dove si trovavano questi oggetti, gli fu indicato dagli autoctoni Jibaro. Nel corso di decenni, egli raccolse centinaia di favolosi pezzi archeologici risalenti ad un epoca sconosciuta, molti di essi d’oro o laminati d’oro, spesso intagliati magistralmente con arcaici geroglifici che, a tutt’oggi, nessuno ha saputo decifrare.



La Quarta Razza

Dopo l’esperimento della Terza razza, ecco che le “Stanze di Dzyan” passano alla descrizione della formazione della Quarta: 
“Vedendo la qual cosa i Lhâ, che non avevano costruito uomini, piansero dicendo: ‘Gli Amanâsa hanno disonorato le nostre future dimore… insegniamo loro meglio perché di peggio non avvenga…’. Così fecero. Allora tutti gli uomini divennero dotati di manas… La quarta razza sviluppò la parola” (Stanza IX, 33-34-35-36).

Questa volta non i Dyhâni ma i Lhâ, Dei celesti con poteri sovrumani, restarono delusi dalla riuscita di questo terzo esperimento che aveva generato degli Esseri “Amanâsa”, cioè senza “Manas”, senza mente. E allora corsero ai ripari: aggiunsero qualcosa per cui la Terza Razza sviluppò la parola e divenne così la Quarta razza che, se pur non proprio gradevole dal punto di vista estetico, divenne intelligente.

Ma ecco che l’intelligenza sviluppò evidentemente anche la malignità e la cattiveria per cui ricominciarono i guai:


“La Terza e la Quarta divennero gonfie di orgoglio: ‘Noi siamo i re, noi siamo gli dei’. Essi presero mogli belle a vedere. Mogli dai senza-mente, da quelli dal capo schiacciato: essi generarono dei mostri, demoni malvagi maschi e femmine, anche Khado, con piccole menti…” (Stanza X, 40-41).

Si deve quindi dedurre che la Terza Razza, mal riuscita, non fu annientata ma fu rifinita e modificata; tuttavia molti esemplari dovettero rimanere, specialmente donne, per cui da questi accoppiamenti si generò una Razza cattiva con la comparsa dei Khado, ovvero Esseri inferiori con piccole menti. 




Ricapitolando


Dalla Terza Razza modificata (cioè dotata di mente) si ebbero due specie: una originata da accoppiamenti di appartenenti dalla Terza razza modificata e una originata da accoppiamenti della Terza modificata con donne della Terza non rifinita.

Avvenne quindi che la Quarta Razza, invece di progredire, ottenne dei processi involutivi fisici e mentali rispetto alla dotazione del “Manas” difatti il senso della ragione, a poco a poco, fu adoperato sempre più per scopi immorali e malefici:


“Eressero templi al corpo umano. Essi adorarono il maschio e la femmina. Allora il terzo occhio cessò di funzionare…” (Stanza X, 42)

Il senso della ragione quindi, era servito esclusivamente ad erigere Templi al corpo umano, ad abbrutirsi in una errata Religione e ad atrofizzarsi nel culto di se stessi: fu una Razza forte tuttavia malvagia, che dimenticò ben presto i propri Costruttori.

Fu questa la famosa Razza dei Giganti:

“Essi fabbricarono immense città. Fabbricarono con terre e metalli rari dei fuochi vomitati, della pietra bianca delle montagne e della pietra nera. Essi scolpirono le proprie immagini, della propria grandezza e somiglianza e le adorarono. Essi fabbricarono grandi immagini, grandi nove yati, statura del loro corpo…” (Stanza XI, 43-44).

Questa è la razza che si riferisce agli atlantidi, essi erano stati generati dalla terza razza, che venne a sua volta modificata, con interventi genetici per raffinare il corpo.
Questa razza aveva intelletto e grandi qualità spirituali: gli atlantidi nella Grecia antica, venivano raffigurati simbolicamente con la figura dei ciclopi, esseri giganti che disponevano di un occhio solo al centro della fronte, questo rappresentava simbolicamente la ghiandola pineale aperta, quindi il terzo occhio o occhio divino. Si narra anche che avessero la possibilità di vedere la propria anima all’interno del loro corpo, e che questa veniva percepita all’esterno come un bagliore.

Dopo l’epoca d’oro, questa civiltà si corruppe, o venne infiltrata, e frange che inseguivano il potere materiale presero il sopravvento, creando guerre e non dando ascolto alla saggezza che i divini creatori avevano impartito.

Avvenne la prima grande catastrofe, in cui venne usata un’arma devastante, destinata prima ad un uso diverso, ora veniva usata per la morte. Quest’arma sfuggì al controllo e distrusse quasi la Terra. La seconda catastrofe avvene per una caduta di un asteroide, o l’inversione dei poli magnetici, che distrusse Atlantide inabissando Poseidonia, la capitale, provocando immense fratture terrestri, che poi diedero vita agli attuali continenti.



La catastrofe che distrusse Atlantide

“L’acqua minacciava la Quarta. Le prime grandi acque vennero. Esse inghiottirono le sette grandi isole. Tutti i santi salvati, gli empi distrutti. Con questi, molti degli animali colossali prodotti dal sudore della terra…” (Stanza XI, 45-46).

Si fa quindi espresso riferimento ad una catastrofe avvenuta sul pianeta Terra nella notte dei tempi, per cui potrebbe essere sia il ben noto Diluvio universale, sia la scomparsa del continente di Atlantide, sia la caduta di un immenso meteorite e sia l’esplosione e la disintegrazione di un intero pianeta del sistema solare (il pianeta Mellon).

Qui ora si sottolinea un passo molto importante del libro:

“Presero delle mogli piacevoli a vedersi. Donne prese tra coloro che erano sprovvisti di mente, dalle teste strette, e nacquero dei mostri, cattivi demoni, maschi e femmine, e anche dei Khado, con piccole menti.”

Dal libro della Genesi:

“Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. Il SIGNORE disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni». In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi. Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo. Il SIGNORE si pentì d’aver fatto l’uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo. E il SIGNORE disse: «Io sterminerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato: dall’uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del SIGNORE.” (Genesi 6:1-8)

Dal libro di Enoch:

“Dopo che i figli degli uomini si furono moltiplicati, nacquero loro in quei giorni belle e amabili figlie. Ma quando gli angeli, i figli del cielo, le videro furono presi dal desiderio per esse e parlarono fra loro: «Orsù scegliamoci delle mogli tra le figlie degli uomini e generiamoci dei figli»” (Enoch cap. 6)

“Costoro si presero moglie, ciascuno di loro se ne scelse una e cominciarono a frequentarle e a contaminarsi con esse, le ammaestrarono nelle arti magiche, nelle formule di scongiuro, nel taglio di piante e radici e rivelarono le piante dotate di proprietà medicinali. Ma esse rimasero incinte e generarono giganti alti tremila cubiti che consumarono il prodotto degli uomini. Ma quando gli uomini non poterono più rifornirli di nulla, i giganti si rivoltarono contro di loro e li divorarono….” (Enoch cap. 7:1-4)

Dalla Terza Razza modificata (cioè dotata di mente) si ebbero due specie: una originata da accoppiamenti con appartenenti dalla Terza modificata e una originata da accoppiamenti della Terza modificata con donne della Terza non rifinita.

I testi sono simili, raccontano la stessa storia, e presumibilmente alcuni uomini della terza razza modificata (perfezionata geneticamente affinché si incarnasse l’anima), cominciarono ad accoppiarsi generando figli, questi erano i figli di Dio, altri invece si accoppiarono con delle donne non perfezionate (in cui non s’incarnava l’anima o un’altra specie?), da qui nacquero dei figli malvagi: “cattivi demoni”, chiamati nella Bibbia anche Nephilim, questi i figli degli uomini.

Dunque questi figli di Dio non erano angeli caduti o alieni come molti asseriscono, ma erano i discendenti della terza razza, i quali, per motivi ca noi sconosciuti, cominciarono ad accoppiarsi con delle donne che vengono descritte con la testa stretta, e prive di mente, che a loro volta generarono una nuova specie di mostri.
Dal ceppo della terza razza modificata, si generarono due specie diverse, chiamate i figli di Dio e i figli degli uomini: un concetto bene espresso nello gnosticismo, così come in molte altre antiche tradizioni esoteriche e religiose, in cui il mondo è diviso in figli della luce, esseri spirituali, e i figli dell’oscurita, esseri puramente materiali.
Noi presumiamo che la diversità non consista nella razza specifica, ma nell’avere o no l’anima. Restano ancora delle domande su chi fossero queste altre donne con la testa stretta, o se fossero un’ altra specie? Se appartenevano ad un’altra specie furono create dagli stessi creatori, con gli stessi fini? E questi figli degli uomini o Nephilim sono ancora tra noi?



La Quinta Razza

“Pochi furono i superstiti. Alcuni fra i gialli, alcuni fra i bruni e i neri, alcuni fra i rossi rimasero. Quelli del colore della Luna erano partiti per sempre”. “La Quinta prodotta dal gregge santo, restò; essa fu governata dai primi Re Divini. I Serpenti che ridiscesero, che fecero pace con la Quinta, la istruirono e guidarono”. (Stanza XII, 48-49).

La Quinta Razza, quella presente sulla Terra, sembra non abbia ricevuto alcun intervento di ingegneria genetica; è rimasta quella uscita malconcia , ma salva, da una catastrofe procurata. Una Razza che si avvaleva di alleanze e patti con gli Dei, visti i precedenti e fallimentari tentativi; una Razza presumibilmente mista ad incroci con le stesse Divinità per cui potrebbero essere sorte due Stirpi: una direttamente apparentata con gli Esseri superiori ed una prettamente terrestre. Dimostrare questa ipotesi è difficile o quanto meno richiederebbe fiumi d’inchiostro (…).



Conclusione

Sulla Terra, migliaia di anni fa, una razza di “costruttori” - entità angeliche ultradimensionali - venne su questo pianeta per dare il via all’esperimento dell’uomo.
Serviva un pianeta dove dare vita a un corpo fisico di tipo umano, simile alle fattezze degli stessi costruttori, in cui si potesse incarnare l’anima.

Nel libro si fa riferimento a più razze di costruttori, e tra questi una superiore a tutte le altre. Apportarono più volte perfezionamenti al corpo fisico, e si denota chiaramente che questi esseri controllano da lontano ma con costanza, l’evoluzione spirituale dell’umanità.

Dopo vari tentativi ed errori, riuscirono a creare un corpo fisico in cui la scintilla divina, l’anima, si potesse incarnare per fare le esperienze nel mondo materiale fisico, come volontà della grande energia creatrice, da cui si diramano tutte le anime.
Quest’uomo venne creato prendendo come base un mammifero acquatico, di cui non si capisce se creato dagli stessi in un tempo precedente oppure già esistente sul pianeta.

Su questo pianeta hanno convissuto contemporaneamente più razze e più specie diverse, come del resto affermano anche le famose sebbene controverse “pietre di Ica” e altri antichi reperti, dai quali si evince che convivessero sulla Terra più specie, sia umane sia di tipo rettiloide.

Non sappiamo però chi ha creato le une e chi le altre, o se sono gli stessi, e per quali fini, sappiamo però da molti resoconti storic-mitologici, che vi sono state delle guerre combattute sia tra gli atlantidei stessi divisi in fazioni, sia atlantidei con altre specie sulla terra, sia guerre tra entità dimensionali.

Noi sappiamo che molte di queste specie sono sopravissute fino ai giorni nostri, e vivono all’interno della terra in una dimensione diversa dalla nostra (la Terra cava?), dove si sarebbero rifugiati prima della grande catastrofe, anche gli atlantidei rimasti fedeli alla luce, formando il regno di Agartha insieme al consiglio dei 10 saggi, che governava Atlantide, formato da esseri di grande saggezza appartenenti ad altre dimensioni, probabilmente i “costruttori”; tra di essi vi è il Re del Mondo, ritenuto da molti esoteristi il Melchisedech citato solamente un paio di volte nella Bibbia: una nell’Antico e una nel Nuovo Testamento.

Essi sono i guardiani dell’evoluzione umana, e attendono la fine del ciclo previsto per risalire in superficie e ripristinare il regno della luce. Secondo le nostre ricerche ci sarà una sesta razza sulla terra, ma questa volta non sarà modificata geneticamente, i maestri delle stelle ritornando riattiveranno alcune funzioni dell’uomo, funzioni psichiche e spirituali che sono state bloccate o ridotte a suo tempo, perché ancora non era pronto.

L’umanità quindi si appresta a finire un ciclo durato migliaia di anni, un grande ciclo cosmico, e sarà ora pronta a definire un nuovo percorso, caratterizzato non più dalla dualità ma da pace e amore, in cui tutti gli esseri ritorneranno all’Uno originario.
Naturalmente solo i destinati potranno accedere a questo nuovo orizzonte, chi non avrà una certa struttura spirituale, sarà annientato con lo stesso mondo disumano che ha alimentato e sostenuto. Sono questi i figli degli uomini, i figli dell’oscurità, che periranno insieme ai loro padroni, coloro che credono di avere il potere su questo pianeta.

Abbiamo cercato con questo articolo, di riassumere il più possibile le nostre ricerche e i nostri studi, non entrando nel dettaglio di argomenti che risulterebbero infiniti, affinché sia semplice capire argomenti di tale complessità, ma di grande valore storico per l’umanità. Cercando di fornire dei dati e basi da cui partire per effettuare una propria ricerca personale.

White Wolf 



Fonte:

http://whitewolfrevolution.blogspot.it/2014/06/il-libro-di-dzyan-la-storia-proibita.html



Revisione a cura di Fabrizio Garro

martedì 27 marzo 2018

AGARTHI: IL REGNO SOTTERRANEO



AGARTHI: IL REGNO SOTTERRANEO

 




Antichissime credenze parlano di un mondo sotterraneo chiamato Agharti (o Agartha), dove abitano esseri sovrannaturali, conoscitori delle Verità Supreme, incontaminati dal Male. Lì risiederebbe anche il Re del Mondo ed i destini degli uomini e del pianeta sarebbero nelle sue mani.

Agharti, regno segreto e sotterraneo, che ha sede nelle più profonde cavità della Terra e si estende sotto tutto il mondo…

Questa credenza, che ha origine in Oriente, risalirebbe all’età brahminica. Nel corso dei secoli, mistici, occultisti e, nel nostro secolo, anche archeologi, ne hanno parlato e l’hanno cercata. Sètte esoteriche hanno costruito su questo mito la loro ragion d’essere, come i Templari e, successivamente, i Rosa Croce.

Ma che terra sarebbe Agharti? Si è pensato potesse essere la mitica Atlantide, o Gondwana, o Thule, oppure il monte Olimpo, o l’isola di Avalon. Luoghi reali o immaginari, di volta in volta, sono stati individuati come possibili sedi di questo favoloso mondo nel quale sono conservate, custodite, praticate le arti magiche ed è perseguito il sapere universale per opera di semi dèi.


L’Età dell’Oro

Agharti non sarebbe stato sempre un regno sotterraneo: ci fu un’Età dell’Oro durante la quale esso viveva alla luce del sole ed era abitato dagli uomini, senza distinzione. All’epoca si sarebbe chiamato “Paradesha”, evidente radice linguistica del termine “Paradiso” e che, in sanscrito, significa “Paese supremo”. Poi il Male s’impadronì del mondo e gli abitanti di Paradesha, per non esserne contaminati, si rifugiarono sottoterra e chiamarono il loro regno: Agharti, l’Inaccessibile.

Secondo l’avventuriero polacco Ossendowski, che disse di aver raccolto queste informazioni dai Lama del Tibet, Paradesha, poi divenuta Agharti, fu fondata nel 380.000 a. C. e scomparve dalla superficie del mondo seimila anni fa.


Si dice che…

Nel 1927 apparve un saggio intitolato “Il Re del Mondo”, scritto dall’esoterista francese Renè Guenon. In questo libro l’autore, elencando miti, tradizioni, leggende e misteriose allusioni contenute nelle dottrine segrete, dimostrava l’esistenza di Agharti, della quale già aveva parlato con dovizia di particolari l’avventuriero polacco Ferdynand Antoni Ossendowski. Altre opere, di altri autori, si aggiunsero via via per opera di iniziati che pretendevano di conoscere la verità sul Regno Sotterraneo, o di esploratori che, influenzati dal gran parlare che si faceva di Agharti, pretesero di averne individuato gli ingressi segreti in India, in Nepal, nel Borneo, nelle Montagne Rocciose. Secondo alcuni autori gli ingressi di Agharti sono disseminati in tutto il mondo e sono celati nelle regioni più impervie, nei crepacci più profondi ma anche su certe cime inaccessibili e nei punti più profondi del mare.


Il Regno di Sotto

La fondatrice della Società Teosofica, Helena Petrovna Blavatsky, chiamava Agharti la “Loggia Bianca” e la situava su un’isola dove, in tempi remotissimi, erano atterrati i “Signori della Fiamma”, semi-déi provenienti da Venere.

Ma per la maggior parte degli “storici” del Regno di Sotto, il cuore di Agharti avrebbe sede sotto l’Asia Centrale, nel territorio che va dal deserto del Gobi alle montagne del Tibet e del Nepal e: attraverso una ramificazione impressionante di caverne, esso si estenderebbe sotto tutto il mondo.

La capitale di Agharti è Shambhalla, la “Città di Smeraldo”, spesso citata anche dai viaggiatori medievali e ricercata invano dall’esploratore svedese Sven Hedin. A Shambhalla risiedono il Re del Mondo e il Consiglio formato dai Superiori Sconosciuti. Questo consiglio è formato da dodici Savi, che sono degli Iniziati ai gradi più alti della conoscenza i quali, insieme al Re del Mondo, governano gli esseri umani, segretamente ma efficacemente, in un eterno gioco di scacchi contro il Male. Per la maggior parte degli iniziati a Shambhalla risiedono anche i saggi Guru e gli spiriti Pandita .

Agharti esiste, simultaneamente, su due piani: quello fisico e quello mistico, ma in entrambi questi piani solo pochissimi illuminati (Arhat) hanno la possibilità di esservi ammessi. Può accadere di imbattersi casualmente in uno degli ingressi al Regno Sotterraneo ma, se si dovesse entrarvi, ci si perderebbe irrimediabilmente nei meandri sconfinati che perforano il sottosuolo; oppure, se anche si riuscisse a trovare una via d’uscita, non si ricorderebbe nulla di ciò che si è visto o appreso. Perlopiù, in ogni modo, accedere ad Agharti è impossibile perché i suoi abitanti, per non permettere l’ingresso al Male, avrebbero predisposto una protezione invalicabile, costituita da speciali vibrazioni che offuscano le facoltà mentali e rendono invisibili le porte del Regno.


Il Re del Mondo

Agharti è retta, abbiamo detto, dal Re del Mondo (Chakravarti), Colui che ha il potere di parlare con Dio (Brahmatma), il quale regna per il periodo di una delle Quattordici Ere (Manvantara), da cui è composto un ciclo cosmico. Per inciso la nostra sarebbe l’Era del Cinghiale Bianco. L’attuale Re del Mondo si chiama Vaivaswata ed è il settimo sovrano in carica. Egli è in comunione spirituale con tutti i suoi predecessori, i cosiddetti Manu, termine che indica un mediatore fra umanità e divinità, un essere che, attraverso la sua saggezza ha acquisito doti semidivine. Il concetto “Manu” esiste presso diversi popoli e, sorprendentemente, anche con la stessa radice linguistica. Un Manu sarebbe stato Gesù, Buddha, Mosè, Maometto e, prima di tutti, questa funzione era svolta dall’Arcangelo Michele. Il Re del Mondo, assieme a Colui che conosce il futuro (Mahatma) e a Colui che procura le cause, affinché gli avvenimenti si verifichino (Mahanga), forma una potente Triade dalla quale dipende una società di Cavalieri-Sacerdoti, i Templari Confederati di Agharti.


A quale scopo?

Verrà un tempo in cui nasceranno gli uomini più cattivi, quelli che saranno delle vere e proprie filiazioni del Male. Contro questi agenti del Male Supremo, gli uomini giusti dovranno scendere in guerra aperta. Quando quel tempo verrà, il Re del Mondo, insieme a tutti i cittadini di Agharti, si mostrerà al mondo, ma fino a quel giorno egli e i Superiori Invisibili, indirizzeranno, condizioneranno gli accadimenti sul pianeta. Alcuni sostengono che questo Governo segreto sugli uomini avrebbe lo scopo di prepararli a questa lotta, che potrebbe segnare la fine della civiltà e, addirittura della specie. Altri, invece, ipotizzano che lo scopo finale sia quello di portare alla scomparsa degli esseri umani, depositari del Peccato Originale, per far sì che sul mondo e nell’Universo, tornino a regnare i semi-dèi che furono scacciati.


I poteri di Agharti

Tutti coloro che hanno parlato di Agharti e del suo segreto dominio sull’Umanità sono d’accordo nell’affermare che i grandi moti, quelli che cambiano la Storia, sono determinati dal Re del Mondo e dai suoi Dodici Savi. Egli conosce tutti i pensieri ed i disegni di ogni uomo, segnatamente di coloro che hanno influenza sul destino dei popoli e, se questi somigliano al volere di Dio, li asseconda oppure li stronca. I Templari Confederati di Agharti, in caso di rischio di disfatta contro le forze del Male, sono in grado di far esplodere tutta la superficie del globo, trasformando la Terra in un deserto, ma potrebbero anche far sprofondare i continenti e ridurre il mondo ad un’unica palla liquida. Gli abitanti della Terra sono costantemente tenuti d’occhio da quelli di Agharti, che sono in grado di volare, invisibili, fra noi. A riprova di questo sono indicate le misteriose iscrizioni scolpite nella roccia sulle vette più inaccessibili e quelle scanalature misteriose, come segni di ruote di carri, che, si dice, sono state lasciate dagli aghartiani in perlustrazione.

Elisa Procopio







APPROFONDIMENTO: IL DIARIO DELL’AMMIRAGLIO R.E. BYRD



L’ammiraglio statunitense R.E.Byrd fu un grande esploratore. Compì diversi viaggi al Polo Nord ed in Antartide nella prima metà del ‘900. Iniziò la sua carriera di esploratore polare nel 1925. Il suo volo esplorativo al Polo lo consacrò leader dell’aviazione e delle esplorazioni polari nonché eroe nazionale. Il 29-30 Maggio 1927 compì la transvolata dell’Oceano Atlantico da New York alla Manica che seguì quello di Charles Lindbergh di pochi giorni. Nel 1928 compì la sua prima grande esplorazione in Antartide, ma quella più importante è del 1946. Tutte le sue avventure sono narrate nel suo diario, conservato attualmente presso il Centro di Ricerca Polare Byrd dell’Università di Stato di Columbus (Ohio-USA). Il dottor Raimund E. Goerler, capo archivista del Centro Polare, nel trascrivere il contenuto del diario del 1925, tra le pagine “bianche”, trovò una serie di affascinanti, incredibili e straordinarie informazioni datate 19 Febbraio 1947. Esse non hanno nulla a che fare con la coraggiosa esplorazione artica ma riguardano esclusivamente la meravigliosa avventura accaduta all’Ammiraglio durante la sua quarta spedizione al Polo Sud:

“Devo scrivere questo diario di nascosto e in assoluta segretezza. Riguarda il mio volo antartico del 19 Febbraio dell’anno 1947. Verrà un tempo in cui la razionalità degli uomini dovrà dissolversi nel nulla, e si dovrà allora accettare l’ineluttabilità della Verità. Io non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non vedrà mai la luce, ma devo comunque fare il mio dovere e riportarla qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l’egoismo e l’avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la Verità”.


19 Febbraio 1947

Sia la bussola magnetica che la girobussola cominciano a ruotare e ad oscillare, non ci è possibile mantenere la nostra rotta con la strumentazione. Rileviamo la direzione con la bussola solare, tutto sembra ancora a posto. I controlli sembrano lenti nel rispondere e nel funzionare, ma non c’è indicazione di congelamento. In lontananza sembrano esserci delle montagne. 29 minuti di volo trascorsi dal primo avvistamento dei monti, non si tratta di un’allucinazione. È una piccola catena di montagne che non avevo mai visto prima.

Stiamo sorvolando la piccola catena di montagne e procediamo verso nord per quanto possiamo appurare. Oltre le montagne vi è ciò che sembra essere una vallata con un piccolo fiume o ruscello che scorre verso la parte centrale. Non dovrebbe esserci nessuna valle verde qui sotto! C’è qualcosa di decisamente strano e anormale qui! Dovremmo sorvolare solo ghiaccio e neve! Sulla sinistra ci sono grandi foreste sui fianchi dei monti. I nostri strumenti di navigazione girano ancora come impazziti, il giroscopio oscilla avanti e indietro.

Altero l’altitudine a 1400 piedi ed eseguo una stretta virata completa a sinistra per esaminare meglio la valle sottostante. È verde con muschio ed erba molto fitta. La luce qui sembra diversa. Non riesco più a vedere il sole. Facciamo un altro giro a sinistra e avvistiamo ciò che sembra essere un qualche tipo di grosso animale. Assomiglia ad un elefante! NO!!! Sembra essere un mammut!

È incredibile! Eppure è così! Scendiamo a quota 1000 piedi ed uso un binocolo per esaminare meglio l’animale. È confermato, si tratta assolutamente di un animale simile al mammut. Riporto questa notizia al campo base. Incontriamo altre colline verdi. L’indicatore della temperatura esterna riporta 24 gradi centigradi. Ora proseguiamo sulla nostra rotta. Gli strumenti di navigazione sembrano normali adesso. Sono perplesso circa le loro reazioni. Tento di contattare il campo base. La radio non funziona.

Il paesaggio sottostante è più livellato e normale (se è il caso di usare questa parola). Avanti a noi avvistiamo ciò che sembra essere una città!!! È Impossibile! L’aereo sembra leggero e stranamente galleggiante. I controlli si rifiutano di rispondere!

Mio Dio!! Alla nostra destra e alla nostra sinistra ci sono apparecchi di uno strano tipo. Si avvicinano e qualcosa irradia da essi. Ora sono abbastanza vicini per vedere i loro stemmi. È uno strano simbolo. Non lo rivelerò. È fantastico. Dove siamo! Cosa è successo. Ancora una volta tiro decisamente i comandi. Non rispondono!!! Siamo tenuti saldamente da una sorta di invisibile morsa d’acciaio.

La nostra radio gracchia e giunge una voce che parla in inglese con accento che sembra leggermente nordico o tedesco! Il messaggio è: “Benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio. Vi faremo atterrare esattamente tra sette minuti. Rilassatevi, Ammiraglio, siete in buone mani”.

Mi rendo conto che i motori del nostro aereo sono spenti. L’apparecchio è sotto uno strano controllo ed ora vira da sé. 


I comandi sono inutilizzabili

Riceviamo un altro messaggio radio. Stiamo per cominciare la procedura di atterraggio, ed in breve l’aereo vibra leggermente cominciando a scendere come sorretto da un enorme, invisibile ascensore.

Sto facendo un’ultima velocissima annotazione sul diario di bordo. Alcuni uomini si stanno avvicinando a piedi all’aereo. Sono alti ed hanno i capelli biondi. In lontananza c’è una grande città scintillante, vibrante di tinte dei colori dell’arcobaleno. Non so cosa succederà ora, ma non vedo traccia di armi su coloro che si avvicinano. Sento ora una voce che mi ordina, chiamandomi per nome, di aprire il portellone. Eseguo.


Fine del diario di bordo

Da questo punto in poi scrivo gli eventi che seguono richiamandoli dalla memoria. Ciò rasenta l’immaginazione e sembrerebbe una pazzia se non fosse accaduto davvero.

Il tecnico ed io fummo prelevati dall’aereo ed accolti in modo cordiale. Fummo poi imbarcati su un piccolo mezzo di trasporto simile ad una piattaforma ma senza ruote! Ci condusse verso la città scintillante con grande celerità. Mentre ci avvicinavamo, la città sembrava fatta di cristallo. Giungemmo in poco tempo ad un grande edificio, di un genere che non avevo mai visto prima. Sembrava essere uscito dai disegni di Frank Lloyd Wright, o forse più precisamente da una scena di Buck Rogers!

Ci venne offerta un tipo di bevanda calda che sapeva di qualcosa che non avevo mai assaporato prima. Era deliziosa. Dopo circa 10 minuti, due dei nostri mirabili ospiti vennero nel nostro alloggio invitandomi a seguirli. Non avevo altra scelta che obbedire. Lasciai il mio tecnico radio e camminammo per un po’ fino ad entrare in ciò che sembrava essere un ascensore. Scendemmo per alcuni istanti, l’ascensore si fermò e la porta scivolò in alto silenziosamente! Procedemmo poi per un lungo corridoio illuminato da una luce rosa che sembrava emanare dalle pareti stesse! Uno degli esseri fece segno di fermarci davanti ad una grande porta. Sopra di essa c’era una scritta che non ero in grado di leggere. La grande porta scorse senza rumore e fui invitato ad entrare.

Uno degli ospiti disse: “Non abbiate paura, Ammiraglio, state per avere un colloquio con il MAESTRO…”. Entrai ed i miei occhi si adeguarono lentamente alla meravigliosa colorazione che sembrava riempire completamente la stanza. Allora cominciai a vedere quello che mi circondava. Ciò che si mostrò ai miei occhi era la vista più stupenda di tutta la mia vita. In effetti era troppo magnifica per poter essere descritta. Era deliziosa. Non credo che esistano termini umani in grado di descriverla in ogni dettaglio con giustizia.

I miei pensieri furono interrotti dolcemente da una voce calda e melodiosa: “Le do il benvenuto nel nostro territorio, Ammiraglio”. Vidi un uomo dai lineamenti delicati e con i segni dell’età sul suo viso. Era seduto ad un grande tavolo. Mi invitò a sedermi su una delle sedie. Dopo che fui seduto, unì le punte delle sue dita e sorrise.

Parlò di nuovo dolcemente e mi disse quanto segue: “L’abbiamo lasciata entrare qui perché lei è di nobile carattere e ben conosciuto nel Mondo di Superficie, Ammiraglio”.

Mondo di Superficie, quasi rimasi senza fiato! – “Si, ribatté il Maestro con un sorriso, lei si trova nel territorio degli ARIANNI, il mondo Sotterraneo della Terra. Non ritarderemo a lungo la sua missione, e sarete scortati indietro sulla superficie e un poco oltre senza pericolo. Ma ora, Ammiraglio, le dirò il motivo della sua convocazione qui.

Il nostro interessamento cominciò esattamente subito dopo l’esplosione delle prime bombe atomiche, da parte della vostra razza, su Hiroshima e Nagasaki, in Giappone. Fu in quel momento inquietante che spedimmo sul vostro mondo di superficie i nostri mezzi volanti, i FLUGELRADS, per investigare ciò che la vostra razza aveva fatto. Questa è ovviamente storia passata, Ammiraglio, ma mi permetta di proseguire. Vede, noi non abbiamo mai interferito prima d’ora nelle guerre e nella barbarie della vostra razza, ma ora dobbiamo farlo in quanto voi avete imparato a manipolare un tipo di energia, quella atomica, che non è affatto per l’uomo.

I nostri emissari hanno già consegnato dei messaggi alle potenze del vostro mondo, e tuttavia esse non se ne curano. Ora voi siete stato scelto per essere testimone qui che il nostro mondo esiste. Vede, la nostra cultura e la nostra scienza sono avanti di diverse migliaia di anni rispetto alle vostre, Ammiraglio”.

Lo interruppi: “Ma tutto ciò che cosa ha a che fare con me, Signore!”. Gli occhi del Maestro sembrarono penetrare in modo profondo nella mia mente, e dopo avermi studiato per un po’ rispose: “La vostra razza ha raggiunto il punto del non-ritorno, perché ci sono tra voi alcuni che distruggerebbero il vostro intero mondo piuttosto che rinunciare al potere così come lo conoscono…”.

Annuii e il Maestro continuò: “Dal 1945 in poi abbiamo tentato di entrare in contatto con la vostra razza, ma i nostri sforzi sono stati accolti con ostilità: fu fatto fuoco contro i nostri flugelrads. Sì, furono persino inseguiti con cattiveria e animosità dai vostri aerei da combattimento. Così ora, figlio mio, le dico che c’è una grande tempesta all’orizzonte per il vostro mondo, una furia nera che non si esaurirà per diversi anni. Non ci sarà difesa nelle vostre armi, non ci sarà sicurezza nella vostra scienza.

Imperverserà fino a quando ogni fiore della vostra cultura sarà stato calpestato, e tutte le cose umane saranno state disperse nel caos. La recente guerra è stata soltanto un preludio a quanto deve ancora avvenire alla vostra razza. Noi qui possiamo vederlo più chiaramente ad ogni ora… crede che mi sbagli? “.

“No, risposi, è già successo una volta in passato; giunsero gli anni oscuri e durarono per cinquecento anni”. “Sì, figlio mio, replicò il Maestro, gli anni oscuri che giungeranno ora per la vostra razza copriranno la terra come una coltre, ma credo che qualcuno tra voi sopravviverà alla tempesta, oltre questo non so! Noi vediamo in un futuro lontano riemergere, dalle rovine della vostra razza, un mondo nuovo, in cerca dei suoi leggendari tesori perduti, ed essi saranno qui, figlio mio, al sicuro in nostro possesso.

Quando giungerà il momento ci faremo nuovamente avanti per aiutare la vostra cultura e la vostra razza a rivivere. Forse per allora avrete appreso la futilità della guerra e della sua lotta… e dopo quel momento, una parte della vostra cultura e scienza vi saranno restituite cosi che la vostra razza possa ricominciare. Lei, figlio mio, deve tornare nel Mondo di Superficie con questo messaggio…”.

Con queste parole conclusive il nostro incontro sembrava giunto al termine. Per un attimo mi sembrò di vivere un sogno… eppure sapevo che quella era la realtà, e per qualche strana ragione mi inchinai lievemente, non so se per rispetto od umiltà. Improvvisamente mi resi conto che i due fantastici ospiti che mi avevano condotto qui erano di nuovo al mio fianco. “Da questa parte, Ammiraglio”, mi indicò uno di loro. Mi girai ancora una volta prima di uscire e guardai indietro verso il Maestro. Un dolce sorriso era impresso sul suo anziano viso delicato. “Addio, figlio mio”, mi disse, e fece un gesto soave con la sua esile mano, un gesto di pace, ed il nostro incontro ebbe definitivamente termine. Uscimmo velocemente dalla stanza del Maestro attraverso la grande porta ed entrammo ancora una volta nell’ascensore. La porta si abbassò silenziosamente e ci muovemmo subito verso l’alto. Uno dei miei ospiti parlò di nuovo: “Ora dobbiamo affrettarci, Ammiraglio, in quanto il Maestro non desidera ritardare oltre il vostro programma previsto e dovete ritornare dalla vostra razza con il suo messaggio”. Non dissi nulla, tutto ciò era quasi inconcepibile, e una volta ancora i miei pensieri si interruppero non appena ci fermammo. Entrai nella stanza e fui di nuovo con il mio tecnico radio. Aveva un’espressione ansiosa sul suo volto. Avvicinandomi dissi: “È tutto a posto Howie, è tutto a posto”. I due esseri ci fecero segno verso il mezzo in attesa, salimmo e presto giungemmo al nostro aereo. I motori erano al minimo, e ci imbarcammo immediatamente. L’atmosfera era ora carica di una certa aria di urgenza. Dopo che il portellone fu chiuso, L’aereo fu immediatamente trasportato in alto da quella forza invisibile fino a quando raggiungemmo i 2700 piedi.

Due dei mezzi aerei erano ai nostri fianchi ad una certa distanza facendoci planare lungo la via del ritorno. Devo sottolineare che l’indicatore di velocità non riportava nulla, nonstante ci stessimo muovendo molto rapidamente.

Ricevemmo un messaggio radio. “Ora vi lasciamo, Ammiraglio, i vostri controlli sono liberi. “

Guardammo per un istante i flugelrads fino a quando non scomparvero nel cielo blu pallido. L’aereo sembrò improvvisamente catturato da una corrente discensionale. Ne riprendemmo immediatamente il controllo. Non parlammo per un po’, ognuno di noi era immerso nei propri pensieri.

Sorvoliamo nuovamente distese di ghiaccio e neve, a circa 27 minuti dal campo base. Inviamo un messaggio radio, ci rispondono. Riportiamo condizioni normali… normali. Dal campo base esprimono sollievo per aver nuovamente stabilito il contatto.

Atterriamo dolcemente al campo base. Ho una missione da compiere…


Fine delle annotazioni 11 Marzo 1947

Ora, la lunga notte comincia ad avvicinarsi, ma ci sarà un epilogo. Come la lunga notte dell’antartico termina, così il sole brillante della verità sorgerà di nuovo, e coloro che appartengono alle tenebre periranno alla sua luce…

Perché io ho visto “quella Terra oltre il Polo, quel Centro del Grande Ignoto”. 
 


Fonti: archivio NEXUS ed. italiana Autore: Costantino Paglialunga

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