mercoledì 15 maggio 2019
Il SOGNO DI MERLINO E IL SACRO GRAAL - 3° parte
venerdì 10 maggio 2019
LA RUOTA FORATA - IL CERCHIO SACRO DEI POPOLI NATURALI
LA RUOTA FORATA
IL CERCHIO SACRO DEI POPOLI NATURALI
Esiste su tutto il pianeta un simbolo antichissimo
che ricorre in culture diverse e lontane tra di loro. Un simbolo che nel suo
aspetto base è rappresentato da un cerchio con un foro al centro, un disco
forato, ma che si arricchisce, a seconda delle varie culture etniche, di altri
segni simbolici. Questo simbolo grafico lo possiamo ritrovare sotto forma di
graffito, tracciato su rocce di tutti i continenti, oppure rappresentato da
pietre forate all’interno di templi megalitici, disegnato da pietre allineate
sul terreno o sotto forma di scultura o di rappresentazione grafica, o ancora,
sotto forma di antico gioiello da indossare costituito da metallo o pietra
dura. La sua presenza nella storia dell’uomo risale a tempi antichissimi e
compare in culture geograficamente lontane come quella dei Nativi americani,
quella dei popoli del nord Europa, o presso gli aborigeni australiani, in Cina
o anche nei templi egizi, presso gli Aztechi, i Maya e gli Etruschi.
Ancora oggi, nelle culture dei Popoli naturali di tutto il pianeta, dai Celti
agli Indiani d’America, questo simbolo è comune e legato a significati
profondamente mistici. Si potrebbe dire che questo simbolo manifesti la più
antica e diffusa rappresentazione spirituale di tutto il pianeta. Per la
cultura dei Nativi americani il Cerchio Sacro è un simbolo fondamentale, in
quanto rappresenta la manifestazione di Wakan-Tanka, il Grande Mistero, che per
tutti i Nativi d’America è il massimo riferimento spirituale, il principio
creatore su cui si regge tutto l’universo conosciuto.
Interessante notare che Wakan-Tanka significa letteralmente Grande Mistero, da
Wakan (mistero) e Tanka (grande), e secondo la concezione filosofica degli
Indiani d’America sta ad indicare il grande abisso che circonda l’uomo, il
Mistero da cui ogni cosa proviene e nel cui Segreto si può trovare il
significato dell’esistenza. Wakan-Tanka venne tradotto dai gesuiti del tempo
come “Great Spirit”, ovvero “Grande Spirito”, una traduzione che rispecchiava
l’influenza cristiana e che poi rimase, deformando il senso profondo del
termine originale. Anche il nome del simbolo, che per i Lakota è definito
“Ciangleska Wakan” (Cerchio Sacro), non è stato compreso nella sua profondità,
e ancora oggi questo cerchio viene comunemente chiamato “medicine-wheel”,
ovvero “ruota della medicina”. Anche questa traduzione, fatta dai colonizzatori
in modo inesatto, ha origine nel fatto che gli sciamani delle varie tribù
indiane, ribattezzati con il nome di “medicine-men”, usavano, nelle pratiche
terapeutiche e nei loro riti sciamanici una pietra forata di turchese e
lapislazzuli o di cristallo di rocca. Ma il simbolismo del Cerchio Sacro è
molto più complesso. Per i Nativi nordamericani è l’emanazione stessa di
Wakan-Tanka e rappresenta il cerchio sacro all’interno del quale avviene la
grande trasformazione che permette all’universo e all’uomo di esistere. In
questa prospettiva, il simbolo è stato anche identificato con Madre Terra,
intesa come il tramite con il Grande Mistero, dispensatrice di vita e di
evoluzione. Questo stesso simbolo, con i medesimi significati, è molto diffuso
nelle culture pre-cristiane del nord Europa. Presso i Celti il disco forato,
chiamato nella sua definizione più arcaica “Shahqt-mar”, era il simbolo del
Cerchio Sacro al cui interno avveniva il processo evolutivo che portava alla
trasformazione alchemica della sostanza dell’universo, da materia inanimata a
spirito, in una continua trasmutazione degli elementi.
Ancora oggi nei Paesi celtici il simbolismo del Cerchio Sacro è conosciuto
con lo stesso significato anche se con nomi diversi, come “kelc’h” che per i
bretoni indica il Cerchio, o sempre in Bretagna, Rod (la ruota). “Fàinne” è
invece il disco forato in lingua irlandese. La famosa Tavola Rotonda del mito
arturiano del Graal è anch’essa una rappresentazione della Shahqt-mar. E’
infatti rappresentata vuota al centro per ospitare le apparizioni del Graal,
quest’ultimo inteso come centro creatore dell’universo e simbolo
dell’immaterialità dell’esistenza. Per comprendere il significato filosofico
del simbolo occorre risalire alla concezione filosofica delle culture dei
Popoli naturali, che sono sostanzialmente diverse da quelle delle grandi
religioni. Secondo i Popoli naturali, l’universo e tutto ciò che esso contiene
fanno parte di un medesimo processo formativo, unitario e continuativo, che
nell’antico druidismo prendeva il nome di Shan, ovvero l’esistenza sul suo
piano reale e globale. Il principio creatore attiva in continuazione una grande
magia: quella magia che permette alla terra, al cielo e a tutto ciò che convive
in essi, di manifestarsi e continuare ad esistere in modo armonico. Questo
processo avviene all’interno di un cerchio sacro che ne delimita l’azione, una
sorta di crogiuolo alchemico dove avviene la trasformazione che anima il
processo evolutivo universale. L’individuo può partecipare a tale processo ed
evolversi nel suo microcosmo, a patto che non si discosti dal cerchio sacro che
protegge la sua evoluzione. Ma il cerchio sacro rappresenta tutto l’esistere,
ecco pertanto che l’individuo deve rendersi conto che la sua casa è il mondo
intero, i suoi confini sono il grande abisso infinito che lo circonda. Nella
consapevolezza della sua dimensione cosmica l’individuo può espandere la sua
coscienza a tutto l’universo. Se vuole crescere, deve guardarsi intorno e
prendere insegnamento dalla terra, dal cielo, dagli astri e da tutto ciò che
vive nell’universo. La presenza del Mistero è in ogni cosa, e ogni cosa è
profondamente affratellata all’uomo. Una variante della medicine-wheel è il
cerchio con la croce in mezzo. Le braccia della croce simboleggiano i quattro
punti cardinali e questa variante sta ad indicare ancor più precisamente
l’espansione dello spirito verso tutte le direzioni possibili fino ad
abbracciare tutta l’esistenza per parteciparvi sul suo piano reale e globale.
Questa variante del simbolo è presente anche nei popoli del nord Europa: ci
riferiamo alla croce celtica dei Nativi europei. La croce celtica, che nella
sua forma più arcaica è rappresentata da un cerchio esterno con una croce inscritta
e un cerchio interno vuoto in mezzo, è la rappresentazione grafica di un
insegnamento che si traduce in un complesso simbolismo che nelle scuole
druidiche veniva insegnato come la filosofia della “triade” e della “tetrade”,
l’aspetto più sacro dell’insegnamento druidico.
Il simbolismo della croce celtica contiene le indicazioni per comprendere i tre
mondi dell’uomo, il corpo, la mente e lo spirito, e contemporaneamente esprime
anche il cammino per giungere alla conoscenza del Mistero riferito all’intima
natura dell’esistenza. L’arte del megalitismo, presente su tutto il pianeta è
la manifestazione evidente delle origini arcaiche della tradizione comune dei
Popoli naturali. Conserva il simbolo del cerchio sacro nella sua forma più
arcaica, disegnato da grandi cerchi di pietre erette (i cromlech) di cui
abbiamo testimonianze in tutti i continenti. Ma anche sotto forma di pietre
forate: famose quelle di Cornovaglia e Bretagna. In questa chiave si potrebbe
rivisitare il significato di certi tumulus circolari e vuoti dentro, come ad
esempio quelli dell’imponente tempio di Clava Cairn, in Scozia. I tumulus sono
stati considerati dagli archeologi come monumenti funerari, anche se solo in
pochi casi sono stati ritrovati resti di sepolture all’interno; ma nulla vieta
di pensare che in realtà fossero templi ispirati al simbolismo del Cerchio
Sacro. Lo stesso si potrebbe ipotizzare per le famose coppelle, abbondanti nei
ritrovamenti archeologici di tutto il pianeta.
IL MITO DELLA RUOTA D’ORO DELLA CITTA’ DI RAMA
Le leggende di molti Popoli naturali, dai Nativi europei agli aborigeni
australiani, parlano della discesa dal cielo di una conoscenza che rivoluzionò
la storia del pianeta.
La cultura giudaico-cristiana parla della caduta dal cielo di uno smeraldo che
venne trasformato dagli angeli dell’Eden nella coppa del Graal, affidata ad
Adamo ed Eva. Secondo l’ermetismo alchemico, a seguito della cacciata dall’Eden
la coppa venne ereditata da Osiride e dopo la sua morte, causata da Seth, la
coppa andò perduta. In seguito Artù e i cavalieri della Tavola rotonda
impegnarono tutta la vita alla sua ricerca per portarla a Camelot allo scopo di
rinnovare il perduto Eden. L’Alchimia interpretò lo smeraldo caduto dal cielo
come una fonte di conoscenza associando la parola Graal all’acronimo: “Gnosis
Recepita Ab Antiqua Luce”. L’Alchimia lo legherà alla simbologia della Tavola
di smeraldo di Ermete Trismegisto e nel concetto di “Lapis exilis”, sinonimo
della Pieta filosofale alchemica discesa dalle stelle.
Platone riportò nelle sue opere un mito assimilabile a quello del Graal, il
mito greco della caduta di Fetonte, che con il suo carro celeste precipitò in
una zona europea dove si incrociano due fiumi. Secondo le tradizioni druidiche
della Valle di Susa, in Piemonte, Fetonte cadde nell’area subalpina. Esse
riportano che sulle pendici del monte sacro “Roc Maol” (il nome celtico del
monte Rocciamelone) esisteva una confraternita di mestiere che si riferiva al
fuoco come emanazione del sole e con cui fondeva e lavorava i metalli. Quando
nella valle del Po cadde il dio con il suo carro, essi raccolsero le sue
spoglie e le portarono al Tempio del Fuoco sulle pendici del Roc Maol per
venerarle e custodirle. I resti del carro solare celeste vennero fusi dando
forma ad una grande ruota d’oro forata, del diametro di 2 metri. Da questo
memorabile evento ebbe inizio la Scuola iniziatica del Fuoco che si trasformò
in seguito nella Scuola druidica omonima che operò per migliaia di anni sul
continente europeo in relazione con la civiltà di Ys del bacino del Mar
Nero. La Scuola, prendendo a riferimento
la sua esperienza di pratica operativa della fusione dei metalli, sviluppò la
dottrina alchemica della trasformazione della materia come atto simbolico della
possibilità di portare l’Iniziato dal visibile alla qualità invisibile
dell’esistenza. Per tale motivo questa Scuola divenne capostipite dell’Arte
druidica e nei millenni successivi questa Arte, trasmessa nel tempo, divenne
l’Arte Regia dell’Alchimia sul continente europeo.
Intorno a questo antico santuario venne quindi edificata la grande
città-fortezza di Rama che si espanse per decine di chilometri nella valle di
Susa in direzione del fiume Po. Una città megalitica che fu meta degli antichi
Pelasgi in cerca di una nuova terra dopo il diluvio e successivamente, secoli
più tardi, da parte di dignitari dell’antico Egitto.
IL MITO DELLA ROCCIA FORATA
Un mito arcaico del patrimonio dell’antico druidismo europeo:
All’inizio c’era solo l’abisso primordiale che precipitava su se stesso, come
una cascata fragorosa di un fiume ribollente e urlante che si rigenerava senza
fine là da dove finiva.
Dalle nebbie dell’abisso ribollente nacque la Terra.
Quando la Terra fu completa non era ancora abitata dall’uomo. C’erano le piante
a coprire l’intera Terra come una grande foresta. I progenitori non erano
ancora comparsi. C’erano solo i terribili signori della notte, invincibili e
dominatori di tutto ciò che aveva preso a vivere sulla Terra.
Fu allora che il Drago primordiale vide le loro iniquità e decise di cancellare
la loro presenza sulla Terra. Gettò al suolo un grande masso di roccia
schiacciandoli e così li cancellò per sempre dalla memoria.
Il suolo tremò e il cielo si oscurò. Quando la quiete ritornò sulla Terra
ammutolita il Drago si mise a creare i progenitori perché costoro potessero
partecipare alla sua forza e al suo potere.
Creò i progenitori e visse tra di loro ospitandoli nella sua Terra segreta come
figli. Quando costoro furono in grado di camminare li condusse al luogo dove
c’era la grande roccia. Ai piedi della pietra c’era l’albero che dava vita ai
morti e faceva rinascere quelli che già erano nati.
La pietra era immensa e rotonda. Al centro c’era un grande foro, anch’esso
rotondo, che l’attraversava per tutto il suo spessore.
Dentro al foro non c’era nulla. C’era solo il vento che l’attraversava con lo
stesso fragore del fiume ribollente e urlante dell’abisso su cui si trovava
appoggiata la Terra.
Il drago si pose al centro della roccia forata e disse ai progenitori: “Questo
vuoto non è qui per caso. Esso rappresenta il riflesso opposto alla solidità
della pietra che vedete adesso con i vostri occhi di sempre.
Ma se saprete guardare meglio, nel vuoto che è mostrato dalla roccia potrete
leggere il segreto di tutte le cose e da dove viene e dove va il fiume
primordiale su cui si sostiene la Terra. E questo sarà il segno del potere dei
progenitori”.
Il Drago aggiunse ancora: “Il mio posto non è su questa Terra e sto per andare
via. Prima però vi faccio dono di questa pietra che lascio per voi. Se
imparerete a leggere la roccia lungo il suo bordo troverete i suoi ventidue
angoli segreti che riveleranno come guardare questo vuoto e come giungere al
centro che gli dà forma”. I progenitori ascoltarono e capirono che per poter
leggere i segreti angoli della roccia dovevano imparare a tacere e a guardare.
Così, dopo che il Drago li lasciò seguendo il cammino dove porta il sentiero
dell’arcobaleno, andarono a sedersi all’ombra del grande albero che era nato
tra il cielo e la Terra per ottenere il Potere che era stato loro promesso.
Questa è la storia dei nostri progenitori. Questa è la memoria che conserviamo dei tempi antichi. Questo è l’inizio che fu dato alle nostre vite e a quelle che seguiranno ancora dopo di noi.
Dal Libro “Miti e Leggende dello sciamanesimo druidico” a cura di Giancarlo
Barbadoro e Rosalba Nattero
Triskel Edizioni, Torino
sabato 4 maggio 2019
IL SOGNO DI MERLINO E IL SACRO GRAAL - 2° parte
Il SOGNO DI MERLINO E IL SACRO GRAAL
- 2° parte -
Domanda:
“Tutti quegli esseri di cui si narra nelle leggende, come draghi e folletti, fate ed elfi… esistono, sono esistiti veramente o sono soltanto una fantasia?”
Risposta:
“Tutti quegli esseri, come qualsiasi altra creatura che sia esistita sul vostro Piano, sono viventi ma in una differente dimensione.
Essi ‘vibrano’ cioè in modo diverso da voi ed è il motivo per cui non li vedete.
È quella “Terra di Mezzo” di leggendaria memoria.
Hanno dovuto proteggersi in tal modo per sopravvivere e continuare la loro evoluzione.
Esistono innumerevoli ‘Regni’ in questa Esistenza, ciascuno con la vibrazione adatta per lo sviluppo di determinate forme.
Similmente al ‘Regno dei Morti’ e tanti altri.
In altri tempi era normale convivere con alcune di quelle creature, ma poi il distacco si rese necessario quando voi perdeste il contatto con la Madre e con la vostra interiorità.
Oggigiorno sta lentamente tornando quella possibilità, in base al vostro risveglio alla vera Vita.
Molti di quegli esseri vorrebbero con tutto il cuore avere di nuovo una connessione con voi, sentire la vostra vicinanza, e posso dirvi che avverrà e sta già avvenendo per qualcuno.
Tornerà il tempo dei magnifici draghi, delle incantevoli fate, dei meravigliosi elfi, dei simpatici gnomi e tutte le strardinarie creature di cui avete sentito con stupore raccontare nelle favole.
Quel tempo è ormai vicino, e potrete rendervene conto dall’amore e dal rispetto che spontaneamente comincerete ad avvertire per la Natura.
Nella misura in cui aumenta la vostra sensibilità ed empatia verso gli esseri che potete vedere con i sensi ordinari, ed anche l’amore per voi stessi, si apriranno certe porte rimaste chiuse per secoli: le porte della percezione sottile.
Riconoscendo nuovamente la sacralità della Vita, tutto questo accadrà.
Basterà che apriate il vostro Cuore…
Io Sono Merlino.”
“Cara Matilde,
Chiedilo alla Madre Terra.
Fallo possibilmente stando in un bosco e rivolgendo la tua preghiera alla Natura intorno: un albero, un fiore, un animale, un corso d’acqua, il sole che filtra fra i rami, il vento che soffia leggero…
Fallo con tutto il tuo cuore e prometti che non farai mai del male ad alcuna di quelle creature.
Prometti anche che ti prenderai cura di qualcuna di esse: un animale domestico, uccelli o altri abitanti del bosco.
Quelle creature hanno bisogno di vedere il tuo amore in azione e non soltanto il bisogno di soddisfare una curiosità.
Se vedono che sei sincera, amorevole e gentile potrebbero venire a te… sicuramente in un momento in cui non te l’aspetti!
Un abbraccio dai Saggi”
“In realtà vi è poca differenza. Ecco perché io sono un Druido e mi chiamano il ‘Mago Merlino’. Merlino non è un nome di persona ma piuttosto un nome collettivo. Molti sono stati i Merlino nello svolgersi delle epoche. Esso indica un ruolo e una qualità. La qualità è quella del ‘Mago’, ovvero il comprendere le leggi della Natura imparando a rispettarle e ad applicarle nella vita quotidiana. Il ‘ruolo’ è quello di una guida per i ‘viandanti solitari’: coloro che cercano lo scopo della vita. Un Druido è essenzialmente quella guida, avendo la capacità di intrattenersi tanto con il mondo naturale quanto con il mondo degli uomini. Questi ultimi essendosi notevolmente distaccati dalla Natura come dal mondo interiore e non riuscendo più a trovare la giusta via di Casa. Essere un Mago è lo stato che precede e sostiene la Saggezza. Un Druido è colui che cammina tra i boschi proteggendone gli abitanti e coloro che li attraversano con rispetto. Il Druido è un custode della Terra, avendo stretto con Essa un patto di mutua fiducia ed assistenza.”
“Una ‘Radura Sacra’ è quello spazio, all'interno di un bosco o nella foresta circondato dagli alberi, nel quale il Druido si ritrova per comunicare meglio con la ‘Radice della Vita’, attraverso il contatto diretto con il mondo naturale. Nei tempi antichi era assai facile trovare una radura silenziosa lontana dalle città, senza altri esseri umani. Oggi, come vedete, è molto più difficile, tant'è che i moderni Druidi possono creare essi stessi simili spazi anche nei propri giardini e terreni. Una volta disponibile, la radura viene consacrata invocando le ‘Energie delle Quattro Direzioni’ e la benedizione dei Guardiani e degli Spiriti del luogo: cosa che sarà di beneficio per tutti gli esseri che lo abitano e per coloro che vi sosteranno. Ma la Radura Sacra è anche un luogo interiore nel quale ci si ritira per ascoltare l'intima voce del ‘Silenzio nel Cuore’, connettendosi in tal modo alla misteriosa Sorgente di tutte le cose: la ‘Radice della Vita’.”
“I ‘Cerchi di Pietre’, dopo i luoghi naturali come le ‘Radure Sacre’, sono stati il primo tempio creato dall’opera umana. Le pietre sono considerate le ‘ossa della Terra’, la nostra Grande Madre. E nelle ossa si conservano le ancestrali memorie, l’intero passato geologico, biologico e coscienziale. Costruire un cerchio di pietre, specialmente se si tratta di Menhir (pietre erette), è parte di un’antico sapere: una tecnologia sacra. I Cromlech vanno infatti ad influire sulle correnti vitali della Madre, che potremmo paragonare ai nostri meridiani energetici, rafforzando e nutrendo la rete energetica interna e apportando nuova vitalità ai luoghi circostanti. Inoltre favoriscono la salute e crescita spirituale degli individui che vi sostano, pregando, meditando e celebrando rituali di Magia Bianca…”
“La ‘Grotta dei Cristalli’ o ‘delle Visioni’, è un luogo molto intimo e segreto nascosto nelle viscere della Terra. Come qualsiasi caverna naturale, esso corrisponde al ‘Grembo della Madre’ ed è utilissimo soggiornarvi quando si debba prendere una decisione importante, avere chiarezza riguardo una situazione o semplicemente riposare e rinnovare il proprio essere. Nei tempi antichi, tali luoghi venivano utilizzati durante certe iniziazioni e anche per viaggi fuori dal corpo o nel tempo. Alcuni templi, simili a caverne, vennero realizzati con il medesimo scopo. Ma si tratta anche, al pari delle ‘Radure Sacre’, di uno spazio interiore in cui la Luce, condensata nella presenza dei cristalli, è generata dal buio grembo della Terra, così come una pianta nasce dal suo seme o l’ordine dal caos…”.
Domanda:
“Secondo i racconti tradizionali, Merlino finisce intrappolato da un potente incantesimo di Viviane (o Ninue, in altre versioni) che lo voleva tutto per sé… C’è qualcosa di vero in questa storia?”
Risposta:
“C’è sempre una verità nascosta tra le pieghe di un mito o di una leggenda. Si tratta di memorie di eventi storici attorno ai quali il tempo e la fantasia dei Bardi concede una seconda vita grazie alle loro abilità di poeti e cantori. Ebbene fu in una passata incarnazione, in un’altra era e civiltà, che venni rinchiuso in un cristallo per un incalcolabile numero di anni fino a che trovai il modo per liberarmi. Nelle storie cui fai riferimento, mi lasciai volontariamente incantare dalla mia discepola dopo averle insegnato ciò che potevo. Il mio compito sulla Terra era ormai concluso, in quell’epoca, e non rimaneva che attendere il nuovo Re e un Nuovo Regno. Così feci e permisi che gli avvenimenti prendessero una piega inconsueta: un modo originale per ‘lasciare il campo’! Volevo invero riposarmi e avere tutto il tempo per riflettere sulla mia vita e su quanto avessi fatto per favorire o contrastare il corso degli eventi, nell’eterno gioco degli opposti. La mia trappola cristallina funzionò a meraviglia, in quelle passate circostanze ad Atlantis, e si rivelò per me una delle più importanti iniziazioni...”.
È interessante notare come nelle festività “comandate” del cosiddetto Cristianesimo, le credenze del pensiero dominante non siano considerate importanti nell’immaginario collettivo quanto quelle precedenti l’avvento di tale oscura religione.
Ad esempio, tra i simboli del Natale vengono privilegiati quelli dell’Albero e di Babbo Natale piuttosto che il Gesù Bambino: l’Albero è un antichissimo simbolo druidico – l’Axis Mundi - mentre Babbo Natale, che la Chiesa ha tentato di “cristianizzare” in un fantomatico Santa Claus, non è altro che il ricordo di uno sciamano o stregone.
Nell’Epifania, che nelle intenzioni dovrebbe rappresentare la prima manifestazione della divinità di Gesù, è preferito il simbolo della Befana, portatrice di doni come Babbo Natale: figura che riporta la memoria di una donna-medicina o strega.
Nella Pasqua, indicante la resurrezione del Redentore, domina l’immagine dell’Uovo: presente in tutte le culture antiche come simbolo di fertilità e del perpetuarsi della Vita.
Vediamo in tal modo come la simbologia delle principali festività cristiane rimandi invece al ricordo di un’antica religione, prima che venisse soppressa dai conquistatori: l’Impero Romano, e, successivamente, il Cristianesimo.
La Religione Naturale o Sciamanesimo sopravvive così nella coscienza collettiva e continua ad avere la sua benefica influenza, nonostante tutti i tentativi di distruggerne perfino la memoria…
Sam-Yen