MERLINO E LA LEGGENDA DEL GRAAL
di Rosalba Nattero
La leggenda del Graal ha influenzato profondamente tutta la mitologia celtica - La controversa figura di Merlino - Un'esperienza ancestrale che ancora oggi viaggia tra le pieghe della storia - La cerca del Graal ai giorni nostri
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ll sempre crescente interesse per la cultura celtica è un fenomeno che andrebbe analizzato in profondità. Fino a una decina di anni fa, il celtismo era un argomento per pochi appassionati. Poi improvvisamente è stato il boom: la cultura celtica, soprattutto supportata dalla magia della sua musica, è entrata prepotentemente nelle nuove tendenze uscendo da una nicchia sommersa. I media sono corsi ai ripari rilanciando l'argomento in tutti i modi possibili e da ogni parte sono nati esperti sull'argomento.
Film come Braveheart hanno scosso profondamente le coscienze tanto da provocare nelle sale applausi spontanei tra gli spettatori.
Il kilt è addirittura entrato nelle sfilate di moda, la cornamusa e l'arpa vengono usate nella pubblicità o in manifestazioni che di celtico hanno ben poco.
Ma cos'è che nel celtismo colpisce così tanto da far scattare una sorta di identificazione? Come mai è in continuo aumento il numero delle persone che, visitando posti come Scozia, Irlanda, Bretagna, ma anche Asturie, Paesi Baschi, si sentono "a casa"? E qual è il motivo per cui, ascoltando la musica che questi Paesi esprimono, avvertiamo uno strano richiamo interiore, a cui magari non sappiamo dare un nome?
Sta di fatto che la cultura celtica non lascia indifferenti, ed è per questo che molti cercano di farsene un'idea più precisa cercando fonti che illuminino sull'argomento. Ma purtroppo questo non è né facile né a portata di tutti. Le fonti e le testimonianze originali giungono da quegli autori che rappresentano il potere di chi li ha soppiantati: i Romani, e ciò che sappiamo della religiosità dei Celti ci arriva da quei monaci fieri di aver "convertito" il druidismo in cristianesimo.
Per cercare di penetrare il messaggio originale di una grande civiltà come quella celtica - il primo e finora unico esempio di Europa Unita - occorre dunque cercare una chiave adatta, e questa ce la può fornire il mito del Graal.
La cultura celtica ruota attorno al mito del Graal. In questo mito c'è tutto il senso della spiritualità e dell'approccio esistenziale dei Celti. Ma troppe parole ammantano questo simbolo da sempre e il suo significato rischia di rimanere oscuro. Occorre dunque cercare di bypassare le interpretazioni di parte e cercare in quelle tradizioni pre-cristiane che hanno segnato la storia dell'umanità.
Il Graal è quell'oggetto misterioso che è stato raffigurato, a seconda degli autori, come coppa contenente la conoscenza, come pietra con poteri soprannaturali, come libro di sapienza. Ma il simbolismo, al di là della forma, non cambia: il Graal è un'esperienza e contemporaneamente un percorso all'interno di se stessi, una via mistica alla ricerca della conoscenza. E questo simbolo ha segnato profondamente la religiosità dei Celti, tant'è vero che lo si ritrova in pressoché tutte le saghe e i racconti mitologici dei Celti.
Per comprendere la leggenda del Graal dobbiamo rifarci ad alcuni elementi-chiave. Il primo di questi è quell'esperienza ancestrale che tutte le tradizioni dell'umanità ricordano. Presso gli aborigeni australiani esiste il mito del "dreamtime" (alcheringa) che esprime molto bene questa esperienza. Il dreamtime è una dimensione parallela, che trae le sue origini da un'esperienza vissuta dall'umanità dei primordi e mantenuta viva dalla tradizione sciamanica degli aborigeni. Una condizione di eterno presente, tra visibile e invisibile, a cui si può accedere solo con la chiave adatta.
Entrando nell'esperienza del dreamtime ci si inserisce in un continuum esperienziale a contatto con la conoscenza ancestrale dell'umanità, mantenuta viva e reale proprio dal dreamtime.
Una credenza analoga la troviamo presso gli indiani Hopi, che periodicamente si incontrano spiritualmente con i loro antenati totemici, i Katchina, per ricevere insegnamenti relativi alla loro vita spirituale.
Altre tradizioni parlano di età dell'oro, di condizione edenica, ma il concetto è sempre lo stesso: è esistito un tempo in cui l'umanità ha vissuto un'elevatissima condizione spirituale ed ha realizzato un'esperienza che viene mantenuta viva tra le pieghe della storia. Che cosa c'entra il Graal? Il Graal è quell'esperienza; è lo sviluppo di una conoscenza spirituale e insieme il suo contenitore.
Molte leggende fanno trapelare che il Graal fece per la prima volta la sua comparsa sulla terra quando l'umanità era ancora molto giovane e inesperta, e il Graal costituì lo stimolo per compiere un salto evolutivo.
Ma tutte le tradizioni concordano anche sul fatto che questa condizione edenica fu bruscamente interrotta, forse per catastrofi naturali, forse per conflitti planetari. L'esperienza dell'umanità si disperse senza lasciare apparenti tracce. In realtà l'esperienza ancestrale non andò perduta, come si legge chiaramente proprio nel mito del Graal.
Il Graal è questa esperienza, è lo scrigno che contiene la memoria storica dell'umanità e contemporaneamente il metodo per realizzarla in qualsiasi epoca. Secondo le leggende ci fu un tempo in cui una grande scuola spirituale varcò i confini dei continenti e unì il mondo in un'unica esperienza planetaria. I templi megalitici, sparsi un pò ovunque sul pianeta, ne sono il ricordo e la testimonianza.
Sempre secondo le leggende, tale scuola in vista di tempi bui sentì il bisogno di occultarsi e di proteggere l'esperienza raggiunta, in modo che si potesse conservare integra. Il Graal, la coppa del sapere attorno cui si radunavano i puri di cuore, ad un certo punto scomparve dalla storia, apparentemente andò perduto. Da questo fatto nacque tutta quella fiorente cultura medievale basata sulla "cerca" del Graal.
In realtà il Graal fu nascosto da custodi che intendevano conservarlo al sicuro per tempi migliori. Ovvero, come esprime benissimo il senso del "dreamtime" australiano, la tradizione esiste ed è ben viva, pronta per essere penetrata da chi è maturo per capirla. E passiamo ad un altro elemento-chiave della leggenda del Graal: la figura di Merlino. Una figura controversa, a volte poco comprensibile.
Merlino è stato dipinto come un saggio, come un pazzo, come un mago, come un demone. Emblematico è il modo in cui Merlino compare nella leggenda: egli nasce dall'unione di una vergine con un demone.
Questo fatto gli conferisce la facoltà di conoscere sia il passato sia il futuro, e fin dai primi giorni di vita egli sa bene qual è il suo compito nella storia. Egli conosce il significato del Graal, e la sua missione è intimamente legata a questo. Merlino in sostanza viene su questo mondo per un motivo ben preciso: riconquistare il Graal e ripristinare l'antica tradizione sul pianeta. E per questo compito egli sa bene che deve trovare una persona idonea ad essere preparata per un incarico quanto mai difficile: istituire la famosa tavola rotonda che darà il via alla conquista del Graal e al ripristino dell'antica esperienza ancestrale.
Ma chi è dunque Merlino? Nel cercare di penetrare l'identità di un personaggio descritto nei modi più svariati dal corpus di leggende medievali e preistoriche, si delinea la figura di un individuo che sta in bilico tra visibile e invisibile, tra scienza e magia, tra bene e male. Una sintesi fra l'uomo di scienza e il mago, e non ci stupisce che la figura del druido incarni le stesse caratteristiche. Ma ciò che rende Merlino un personaggio particolare è l'attualità del suo ruolo. Egli non è un personaggio avulso dalla storia. Al contrario, le sue caratteristiche lo rendono attuale in ogni tempo, perché in ogni tempo sono esistiti, ed esistono, uomini che cercano di dare un senso alla propria vita e si inoltrano in un percorso di ricerca senza limiti né confini.
In definitiva, Merlino è il ricercatore che vive in ognuno di noi, il filosofo che emerge quando sentiamo il bisogno di dare una risposta ai nostri interrogativi esistenziali, senza intermediari e senza steccati ideologici. Il Graal, ancora una volta, diventa lo strumento conoscitivo per eccellenza che, nelle mani del mago Merlino, rappresenta la speranza di un futuro migliore per l'umanità.
Ma Merlino non agisce in prima persona: ha bisogno a sua volta di un mezzo operativo, rappresentato da Artù. E approdiamo così al terzo elemento-chiave: la saga di Re Artù. Artù è il personaggio su cui Merlino investe tutte le sue energie fin dalla nascita. La vita di quest'ultimo ha infatti l'unico apparente scopo di preparare Artù, fin dal suo concepimento, al futuro regno. Per questo fine Merlino si ingegna a creare le condizioni idonee affinché Artù sia concepito, successivamente ne ottiene l'affidamento e lo istruisce fin dalla più tenera età per trasformarlo nel guerriero più valoroso del mondo.
La simbiosi che esiste fra Merlino e Artù fa pensare ad una identificazione dei due personaggi, visti come due parti di un unico individuo: quella sacerdotale e quella guerriera. Tutta la vita di Merlino farebbe propendere per questa ipotesi: Merlino passò la prima parte della sua vita in completo isolamento, si dice nel cuore della foresta di Broceliande, in Bretagna, a formarsi spiritualmente. Si dice che colloquiasse con gli alberi e con gli animali. Si dice che ereditò l'antica conoscenza del popolo dei megaliti. Si dice che fu lui, con la sua magia, ad erigere i grandi massi del tempio di Stonehenge....
Ma nella seconda parte della sua vita egli si dedica ad un unico obiettivo: l'addestramento di Artù. Non è forse facile pensare ad un monaco che, dopo aver raggiunto le più alte vette della conoscenza interiore, decide di sviluppare la parte mancante, cioè il guerriero, per aiutare l'umanità nel suo cammino evolutivo?
Sta di fatto che Artù, divenuto re, sotto la guida saggia di Merlino, istituisce la tavola rotonda attorno cui raduna i suoi più fidati e valorosi cavalieri, allo scopo di conquistare il Graal e di istituire il più grande e più illuminato regno della storia.
Il movimento nato intorno alla tavola rotonda rispecchia una mentalità molto particolare che neppure le traduzioni cristiane riescono a cancellare. Artù e i suoi cavalieri vivevano, sopra ogni altra cosa, il valore della fratellanza. Per la fratellanza combattevano e morivano, e nulla al mondo avrebbe potuto indurli a tradirla. Il legame che li univa era così forte da permettere loro di superare le inevitabili contese, come ad esempio l'amore che Ginevra, la moglie di Artù, nutriva per Lancillotto, senza peraltro togliere nulla al suo consorte.
Un altro valore imprescindibile era l'uguaglianza: la tavola era rotonda proprio per non creare discriminazioni, e tutti i convenuti erano eguali, senza distinzioni, compreso lo stesso Re. Ogni decisione veniva discussa e l'assemblea era sovrana. Un vero esempio di democrazia diretta.
Il regno di Artù conobbe grandi momenti di gloria e prosperità. Il disegno di Merlino si realizzò attraverso l'istituzione di una società giusta e illuminata, dove regnava l'uguaglianza e la saggezza.
Questo fino a quando Artù, presagendo pericoli in agguato, sentì la necessità di preservare l'esperienza acquisita per tempi migliori, e si ritirò nell'isola di Avalon insieme al Graal. Le leggende dicono che egli stia dormendo, in attesa di essere risvegliato quando i tempi saranno maturi e l'umanità pronta a ricevere il Graal.
L'elemento più significativo, vero filo conduttore della leggenda, è sempre il Graal. A volte sembra perfino un elemento estraneo alle vicende narrate, eppure è tramite questo che Artù seleziona i partecipanti alla sua tavola. Il Graal si rivela come una fonte di benessere per i puri di cuore; per chi ne è indegno, invece, si rivela distruttivo senza possibilità di appello. Questo fa intendere una conoscenza che conferisce un potere immenso a chi ne viene in possesso, ma lascia intendere anche quanto sia pericolosa la conoscenza se usata da chi ne fa uno strumento di potere personale.
Il Graal, nella saga arturiana, si rivela in definitiva l'elemento catalizzatore attorno cui ruotano i destini dell'umanità. Un'esperienza ben precisa che viaggia accanto alla storia per segnarne il destino. Come il dreamtime australiano, è una dimensione viva e reale che non si vede, non si sa dove sia eppure c'è e accompagna da sempre la storia dell'uomo, pronta a rivelarsi solo a chi la cerca disinteressatamente.
Questi gli elementi essenziali che hanno caratterizzato il mondo celtico. Ne emerge l'identità di un popolo in bilico fra visibile e invisibile, cosciente della precarietà del mondo materiale e continuamente proteso verso la dimensione dell'"autre monde", il mondo reale da cui trae ispirazione e insegnamento.
Valori come fratellanza, uguaglianza, rispetto per il prossimo e per la natura, oltre che una ricerca tra scienza e mistero, sono le costanti di tutta la mitologia celtica. Come non rimanerne affascinati? Forse, chi si sente attratto da questa tradizione in realtà si identifica negli stessi ideali, spera in un mondo migliore, cerca anch'egli il suo Graal.
New Earth Circle news maggio 1998
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