LA MAGICA IRLANDA DEGLI DEI TUATHA DE DANAAN - terza parte -
Si chiude con questo articolo un lungo lavoro di ricerca e di rielaborazione dei testi per riassumere in maniera molto concentrata un affascinante periodo relativo alla storia dei Tuatha de Danaan e della fantastica isola di Irlanda tra mito e leggenda per conoscere le probabili origini risalenti ai tempi post-diluviani.
Ci siamo lasciati con la vittoria dei Tuatha de Danaan sui Fomore, grazie al coraggio e all’abilità di Lugh, il quale con grande destrezza tirando di fionda, secondo una versione, o tirando la sua lancia, la magica Slea Bua, secondo un’altra versione, riuscì a mettere fuori uso l’occhio malvagio di Balor uccidendo in questo modo lo stesso gigante. Durante la battaglia, Nuada detto braccio d’Argento, re dei Tuatha, morì ucciso dal demone della morte evocato da Balor, dopo che aveva sconfitto Indech, il generale dei Fomore. Lugh, che vuole dire Luce, veniva chiamato anche Lug Lamfadha, che sta a significare “il braccio lungo armato”, per la straordinaria capacità di scagliare la lancia a lunghissima distanza, molto simile a una divinità indù, Savitar, conosciuto come “ha l’ampia mano”. Ma aveva altri nomi ognuno dei quali indicava le sue molteplici doti. Fra questi era infatti detto il Samildanach, ossia il competente in molte arti. Per questo venne ricordato come un eroe e un dio nella mitologia irlandese. E fra le arti più preminenti era quella della guerra.
Il bel dio della luce, il biondo senza barba, possedeva alcuni oggetti molto particolari : oltre alla Slea Bua, aveva anche Areadbhar, la lancia una volta appartenuta al re di Persia Pisear con capacità distruttive impressionanti; Aenbharr il cavallo donatogli dal potente druido Manannan Mac, che era in grado di viaggiare per terra e per mare; la barca magica Sguaba Tuinne che come quella di Manannan andava velocissima sulle acque; Tathlum definito un missile sparato da lui così come descritto in una poesia da O’Curry. Di Lug si racconta che :” E’ stato sul cielo con la sua Tathlum, che era il fulmine, la sua fionda-pietra era l’arcobaleno e la Via Lettea è stata chiamata la catena di Lugh”. C’è da domandarsi che tipo di tecnologia era in grado di usare il mitico Lugh Lamfadha, fatta passare per oggetti magici, secondo tradizione?
Il regno di Lugh durò 40 anni in pace e in prosperità, fino a quando non venne ucciso dai fratelli Mac Cuill, Mac Cecht e Mac Greine per una questione di tradimenti e di vendetta per la morte del loro padre Cermait, figlio di Dagda. Presumibilmente Lugh venne sepolto a Newgrange, luogo, a tutt’oggi esistente, ricco di fascino e di mistero.
Gli fu dedicato il primo giorno di Agosto (Lugnasad), reputandolo quindi come il dio della fertilità, oltre al Sole e alla Luce. Con l’avvento del Cristianesimo, sebbene molte feste continuarono ad essere celebrate ugualmente, la figura di Lugh venne sostituita con quella di San Michele, molto popolare in tutta l’attuale Irlanda e nelle isole britanniche. Tra i figli di Lugh, il più famoso fu il leggendario Cu Chulainn, il quale pur non essendo un gigante, aveva doti soprannaturali e notevoli abilità di combattimento come suo padre. Ma di Cu Chulainn avremo modo di riparlarne in un altro capitolo a parte.
Negli annali irlandesi, Annàla Rìogdhachta Eireann, sono menzionate le date delle antiche invasioni d’Irlanda. L’ultima invasione avvenne nell’Anno Mundi 3500, corrispondente al 1698 a.C. quando un popolo proveniente dalla Galizia, una regione della Spagna settentrionale, raggiunse le coste irlandesi, capitanato dai figli di Míl Espáine, per dare battaglia contro i Tuatha De Danaan. Erano i celti gaelici, meglio conosciuti come i Milesi o Milesiani e furono gli ultimi invasori alla conquista della bella terra di Eriu. Sconfissero i Tuatha de Danaan ormai giunti a un periodo di decadenza. I tempi in cui i Tuatha erano campioni di vita, di luce e di civiltà erano giunti al termine, scendendo allo stesso livello di malvagità e di oscurità dei loro vecchi avversari, i Fomore. Così come era avvenuto per i Fomore, questa volta furono i Tuatha de Danaan a doversi arrendere difronte alla nuova forza superiore dei Milesiani, ritenuti i nuovi legittimi regnanti, quali portatori di equilibrio e prosperità. Non tutto andò perduto per gli sconfitti, in quanto tramite un accordo con i nuovi arrivati, ottennero il permesso di restare comunque in Eriu ma andando ad abitare nelle profondità della terra. Così i Tuatha de Danaan non scomparvero del tutto. Di tanto in tanto si facevano presenti nella vita comune degli umani. In ogni modo il loro ruolo sulla terra era finito; appartenevano adesso al mondo di un’altra dimensione, quello che attualmente potremmo definire il mondo magico degli elfi. Come ricordo dei loro oggetti più preziosi ci rimasero i 4 tesori dai poteri straordinari: la spada di Luce di Nuada (Claimh Solais), la lancia di Lugh, il calderone di Dagda che poteva rifornire cibo in abbondanza e senza fine per tante persone; infine la Pietra del Destino, la Lìa Fàil, che emetteva un grido se veniva calpestata da un legittimo Re Supremo di Irlanda.
Il primo a tramandare per iscritto le invasioni di Eriu, non fu uno storico irlandese, bensì un britannico di nome Nennius, intorno all’anno 830. In buon latino, descrisse, nel suo Historia Britonnium, l’arrivo degli Scoti in Hibernia, in un’epoca successiva all’invasione della Britannia da parte dei Pitti. Il resoconto di Nennius tratta di una serie di migrazioni dalla Spagna verso l’Irlanda, la prima fra queste fu quella di Partholomus (da cui i Partoliani) insieme a mille persone tra uomini e donne, e si trova in perfetto accordo con quanto riportato nel Lebor Gabála Erren.
Il Lebor Gabála Erren, ossia il libro della presa d’Irlanda in Irlandese medio, tradotto poi in inglese ne: il Libro delle Invasioni, è una raccolta di fatti storici e pseudo-storici tra leggenda e mito, floklore e agiografia cristiana scritto in prosa e in poesia da un anonimo del XI secolo, per mettere insieme un enorme puzzle sulle origini del popolo irlandese. Ispirato all’opera scritta “Etymologiae Origines” di Isidoro di Siviglia, inizio VII secolo, prendendo anche spunto dai testi di Timagene di Alessandria (I secolo a.C.) sulle origini celtiche nell’Europa continentale dei Galli, e con un’ottica giudaico-cristiana, ripassa i passi biblici della genesi, per risalire agli antenati dei popoli Irlandesi. Nel capitolo 10 si narra la prima discendenza di Noè attraverso i suoi figli, Sem, Cam e Iafet ai quali, dopo il Diluvio Universlae, vennero assegnati i vasti territori del mondo antico. Sem si stabilì in Asia, Ham (o Cam ) in Africa e Iafet in Europa e nell’Asia settentrionale. Da Iafet si ebbe una lunga lista di discendenti molti di essi provenienti dal secondo figlio Magog, al quale era stata assegnata l’immensa area dell’Asia centrale che comprende attualmente il Kazakhistan, Uzbekistan, Turkmenistan,Kirgikistan ecc., quindi l’area del Caucaso, e dal quale discesero il popolo degli Sciti e dei Gomeriani. Gli Sciti furono una razza di cavalieri ed abili arcieri, noti per la loro alta statura, pelle chiara e capelli biondi o rossi che costrinsero i Gomeriani a migrare in Europa e a sud della Russia nel 700 a.C. I Gomeriani furono il terrore di mezza Europa antica.
Ma 40 giorni prima del Diluvio, Eiru fu toccata ,secondo gli irlandesi, da Cesair e i suoi compagni. Cesair era figlia di Bith, il quarto figlio di Noè: lei e i suoi compagni non poterono prendere posto nell’Arca, pertanto si dovettero arrangiare con i propri mezzi a vagare in mare cercando di scampare all’imminente diluvio. I Muintir Cesrach (le genti di Cesair), mal equilibrati perché composti da 50 donne e da soli tre uomini (Bith. Ladra, Fintan), purtroppo scomparvero travolti da un cataclisma, senza lasciare alcuna traccia del loro arrivo, se non la memoria della loro esistenza tramandateci da Fint mac Bóchra, divenuto immortale.
Passato il Diluvio, Eiru rimase disabitata per trecento anni, fino a che non arrivò un popolo formato all’inizio da un piccolo gruppo di persone per lo più agricoltori, guidato da Parthólon, e da lui prese il nome del popolo dei Partholiani (Muintir Parthóloin). Parthólon era figlio di Sera, figlio di Esrú, figlio di Braiment , figlio di Aithecht, figlio di Magog, figlio di Iafet, figlio di Noè. Egli dovette fuggire dalla Schitia, perché colpevole dell’assassinio di re suo padre. Il popolo dei Partholoniani combattè una dura battaglia contro i Fomori, rappresentati come giganti mostruosi provenienti dal mare. In seguito furono decimati da una terribile pestilenza, nessun sopravvissuto. Ma la memoria delle loro gesta fu tramandata da Tuan mac Cairill. Dopo molto tempo giunse sull’isola Nemed con la sua gente (i Nemediani). Di origine anch’esso dalla Scithia, apparteneva alla stessa stirpe dei Parthololiani, in quanto il suo antenato era Tat, fratello di Parthólon. I Nemediani detti anche Clanna Nemid, combatterono anch’essi i Fomori in una cruenta battaglia navale, nel corso della quale un’immensa ondata spazzò via le flotte di entrambi gli schieramenti. Secondo il resoconto di Nennius, i Nemediani intravidero una Torre di vetro su un’isolotto al largo delle coste irlandesi, dalla quale si scorgevano uomini che non rispondevano a nessun richiamo e che furono una sorta di provocazione alla guerra. I pochi sopravvissuti nemediani abbandonarono Eriu per ritornare alla patria di origine, in Schitia, dove furono presi e ridotti in schiavitù. Molto più tardi un altro gruppo di discendenza nemediana sbarcò in Eriu. I nuovi colonizzatori erano suddivisi in tre parti che giunsero sull’isola in tempi diversi:i Fir Domnam, i Gaileoin e i Fir Bolg che secondo l’etimologia irlandese significa “uomini dei sacchi”. Ma se Bolg fosse considerato un nome proprio allora sarebbero stati gli “uomini di Builc” secondo i testi di Nennius che fanno riferimento ai Belgi, un popolo che abitava a sud dell’antica Britannia.
I Fir Bolg furono allora i regnanti incontrastati di Eriu fino a che non giunsero dalle isole più a nord i Tuatha de Danaan composti da druidi e guerrieri con i loro poteri sprannaturali. Quest’ultimi discedevano dalla stessa stirpe di Nemed (“… Magog, figlio di Iafeth, della sua progenie sono le genti che vennero in Irlanda prima dei Gaelici: vale a dire Partholon, figlio di Sera, figlio di Sru, figlio di Esru, figlio di Bimbend, figlio di Magog, figlio di Iafeth; e Nemed figlio di Agnomain, figlio di Pamp, figlio di Tat, figlio di Sera, figlio di Sru…; e la progenie di Nemed, i Gaileoin, i Fir Domnann, i Fir Bolg e i Tuatha de Danaan.” – dal Lebor Gabala Erren).
Per ultimi e non meno importanti giunsero i Mac Míled dalla Spagna. I loro capi erano i cinque figli di Mil Espaine, il milite ispanico il cui antenato risaliva a Gáedel Glas. Questi era figlio (secondo un’altra versione si reputa che fosse stato lo sposo) della principessa d’Egitto Scota, e di Nel, a sua volta figlio di Feinius Farsaid, colui che scese dalla Shitia per contribuire alla costruzione della Torre di Nemrod, (Tuir Nebrod), meglio conosciuta come la Torre di Babele e fu colui che dopo la distruzione di questa, nella generale confusione, creò la lingua del gaelico estratta dalle 72 lingue. Nél, figlio di Feinius Farsaid, figlio di Bath, figlio di Ibath, figlio di Gomer, fratello di Magog e figlio maggiore di Iafeth, figlio di Noè, in disaccordo con il padre emigrò in Egitto passando dalla Grecia, e qui si graziò le simpatie di corte, ottenendo la mano della figlia del faraone Anchecheres (basandoci sulle cronache dell’egizio Manetone) quindi il corrispettivo di Ankhenaton. La principessa, chiamata Scota successivamente, di nome era Ankhesenamun (già menzionata in un post precedente). Accusato di aver preso le parti degli Israeliti durante la loro cacciata dall’Egitto, Nél fu costretto ad abbandonare la terra fertile del Nilo e imbarcarsi insieme alla sua famiglia di sangue reale per un lungo viaggio fino ad approdare in Spagna e da qui i suoi discendenti presero di nuovo il largo per conquistare l’isola di Eiru. Secondo un’altra versione sembra che se ne ritornò in Shitia e successivamente i suoi discendenti i Maic Miled di Mil Espaine, giunsero fino in Spagna. I Milesi o Milesiani divennero gli ultimi conquistatori di Eiru diffondendo così la lingua antica d’Irlanda, il Gaelico. La tradizione volle insegnare che il destino di Irlanda, seguendo la logica dei cicli evolutivi di ascesa e decadenza dei regni, assegnasse l’Isola di Smeraldo ai suoi legittimi eredi della lunga discendenza da Iafeth, figlio di Noè, i Milesiani sostituendo il mitico popolo dei Tuatha de Danaan, gli Dei del Nord.
Fonti internet: Mysterious world – Giants of Ireland
Le invasioni di Eriu – i popoli venuti dal mare – Celti Irlandesi – Bifröst Miti
Lebor Gabala Erren – Book of Leinster (“The Book of the taking of Ireland” 1150 A.D.)
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