LA VERA STORIA DI TESEO E DEL MINOTAURO
Un giorno, per ispirazione, raccontai ad alcuni amici questa nuova versione del famoso mito greco...
<<C’era una volta, in una famosa città del mondo antico, una orribile creatura nata dall’unione della regina con un toro.
Minotauro venne chiamato quell’essere, poiché aveva il corpo di un uomo e la testa di un toro.
Cosciente della sua mostruosità, il Minotauro era pieno di rabbia e di sofferenza che cercava di mitigare massacrando gli umani.
Venne infine rinchiuso dal re all’interno di un grande labirinto, simile ad una fortezza, fatto costruire appositamente.
Ma il Minotauro si lamentava e le sue urla strazianti si udivano nella notte, terrorizzando gli abitanti.
Non bastavano le vergini sacrificate periodicamente per placare la sua ira.
Un giorno, un giovane guerriero venendo a conoscenza di questa storia, si recò nella città, e, presentatosi al re, propose di uccidere lui l’orrenda creatura. “Mille uomini ho falciato con la mia lama, in tante battaglie” disse con orgoglio “sono certo che avrò successo anche in questa iniziativa”.
Il re gli fece presente allora che si trattava di una sorta di demone, con un corpo, sì, umano, ma molto più grande e forte di quanti ne avesse mai visti; ed inoltre quella testa di toro, enorme, con le corna appuntite ed artigli alle mani e a i piedi.
Nessuno mai era stato in grado di contrastarlo, neppure i suoi più temibili guerrieri.
Ma il giovane, senza perdersi d’animo, lo convinse: avrebbe compiuto l’ardua impresa intrufolandosi la notte nel labirinto, non visto da nessuno, anche dalla stessa regina, la quale, pur avendo partorito una creatura tanto mostruosa, le era comunque madre e non voleva venisse uccisa.
Disse ancora Teseo al re, così si chiamava l’audace guerriero: “Non preoccuparti mio signore, nessuno lo saprà: ucciderò il Minotauro, prenderò la tua ricompensa e me ne andrò. Quando verrà scoperto il fatto si dirà che uno sconosciuto ha ucciso il mostro e nessuno ne porterà la colpa”.
Partì così Teseo nel cuore della notte con la sua spada, fedele compagna di tante avventure, nella tenuta da guerriero.
Trovata l’entrata del labirinto e accesa la torcia vide accanto a sé una figura femminile.
Ritraendosi istintivamente chiese cosa volesse ma soprattutto che ci facesse una donna sola, di notte, in quel luogo così pericoloso.
Lei rispose: “Mi chiamo Arianna, sono qui per darti una cosa. So quello che vuoi fare, ma avrai bisogno di un aiuto nel caso risultassi vittorioso. Non conosci i labirinti infatti e per poter trovare l’uscita, quando avrai compiuto la tua impresa, ti dono questo gomitolo di filo. Non dovrai far altro che srotolarlo man mano che penetrerai i segreti cunicoli, e, tenendolo in mano, ti mostrerà la strada del ritorno”.
Ringraziando per quel dono inaspettato e toccato anche dal dolce e misterioso sorriso della donna, furtivo entrò nell’antro oscuro, debolmente rischiarato dalla torcia.
Si udivano strani rumori, sinistre presenze ed ombre minacciose, ma erano soltanto insetti, topi e pipistrelli.
Dopo un tempo indefinito, ecco apparire una gigantesca figura, dall’aspetto terrificante: il Minotauro aveva odorato l’intruso e silenziosamente gli si era avvicinato per non farlo scappare. “Tu sei qui? Come hai osato entrare in questo luogo maledetto, teatro dei miei tormenti? Ora morirai!”
Incominciò così un incredibile combattimento: Teseo, armato della sua spada, fendeva con tutta la forza dei suoi giovani anni l’oscurità del fetido labirinto; mentre la creatura umana e taurina con grandi pugni e terribili corna tentava di colpire l’incauto visitatore.
Non bastarono le loro capacità: l’innata forza del toro e il sapiente uso delle armi da parte dell’uomo, né il loro coraggio o terrore a farli prevalere uno sull’altro.
Alla fine s’avvinghiarono in un mortale abbraccio, decisi a metter fine alla loro pena.
Fu in quell’istante che accadde.
Stretti in quella morsa i due, per la prima volta, si guardarono intensamente negli occhi, come chi sta per morire, complice la torcia che caduta a terra portava una fioca luce.
Non potendo divincolarsi, i loro sguardi si penetrarono e videro una sola cosa: la paura.
Minotauro vide riflessa negli occhi di Teseo una paura e una tristezza infinite, la rabbia di chi non ha mai conosciuto l’amore. Una creatura che, senza nessuna colpa, fu concepita in modo mostruoso e poi rigettata, rifiutata da tutti, senza una famiglia.
Teseo vide negli occhi del Minotauro la paura di un essere costretto ad imparare a combattere e ad uccidere sin da bambino, com’era costume nella sua terra. Anche lui non aveva mai conosciuto l’amore, soltanto l’onore della battaglia e tanta rabbia per aver perso la sua famiglia.
Essi, in quell’abbraccio al quale li aveva costretti la tremenda lotta, si riconobbero.
E fecero un patto.
Teseo disse al Minotauro: “Non desidero più ucciderti, poiché so che ucciderei me stesso. Voglio che tu viva e che tu sia libero, come me. Ti porterò fuori da questo labirinto, so come fare. E’ ancora notte e tu potrai rifugiarti nei boschi o sulle montagne. Quando tornerò dal re gli dirò che ti ho ucciso e nessuno penserà più a te. Ma ti chiedo di promettermi una cosa: che non ucciderai altri esseri umani”.
Disse il Minotauro: “Anch’io non voglio più la tua morte, dopo aver visto me stesso nei tuoi occhi. Accetto la tua proposta e ti prometto che non ucciderò più nessuno, ma in cambio anche tu devi promettermi che smetterai di fare il guerriero e comincerai una vita da uomo”.
Teseo fu d’accordo ed insieme, grazie al filo di Arianna, guadagnarono l’uscita da quel mondo spettrale, entrambi liberi.
Nella penombra notturna, una figura femminile osservava compiaciuta la memorabile scena.
“Finalmente una grande vittoria”, pensò tra sé.
Teseo divenne un abile artigiano, molto stimato nel suo villaggio e mise su famiglia vivendo felice per tanti anni.
Minotauro, dopo essersi nascosto per un certo tempo, fu creduto una divinità della foresta, apprezzato per la sua bontà e saggezza. Anch’egli visse, amato dalla gente semplice del luogo, per lungo tempo.
Questa è la vera storia di Teseo e del Minotauro, rivelata agli uomini di questa generazione per la prima volta.>>
Una sommaria spiegazione dei simboli:
Minotauro: è la nostra “parte ombra”, simbolo di tutto ciò che abbiamo rifiutato nella nostra vita e che dev’essere progressivamente illuminato dalla luce della coscienza.
Teseo: siamo tutti noi, gli eroi del quotidiano, alla ricerca del proprio Sé, la nostra vera identità.
Il Re e la Regina: rappresentano il bene e il male, la dicotomia o “sindrome bibolare” in cui è immersa la coscienza collettiva umana, la quale cerca il “bene” (ciò che considera positivo) e rifiuta il “male” (ciò che ritiene negativo)... o viceversa.
Il Labirinto: è la mente, soprattutto i suoi recessi più oscuri (inconscio), ove si nasconde il “male”.
Arianna: è il simbolo dell’Anima, essenza immortale che ci guida nel nostro percorso/processo evolutivo.
Il filo e la torcia: rappresentano la consapevolezza, la cui luce soltanto può riportarci a casa.
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